In Evidenza
Dobbiamo tutti imparare il protocollo spirituale del “fermarsi”. I profeti e la gente profetica deve prima di tutto imparare a stare davanti la presenza del Signore prima che essi possano stare contro ACHAB e JEZEBEL o qualsiasi altro nemico!
I Re 17:1 – Come il Signore, il Dio di Israele, vive, alla cui presenza io sto …
Nelle vie e nei sentieri antichi del Signore Dio Geremia 6:16
Per non temere e restare davanti al Signore per vedere la Sua salvezza Esodo 14:13
Sopra e nella roccia Cristo Gesù Esodo 33:21
Per portare l’Arca della gloria e ministrare a Lui soltanto Deuteronomio 10:8
Per ministrare nel Suo nome Deuteronomio 18:5,7
Nelle braccia di Dio e non peccare! Salmo 4:4
Nelle porte spirituali della casa del Signore Geremia 7:2
Nei cortili della Casa del Signore Geremia 26:2
Con attenzione sui nostri piedi Ezechiele 2:1
Nella prova nel ministerio di intercessione Ezechiele 22:30
Nell’esecuzione dei giudizi di Dio mantenendo le sue leggi e statuti Ezechiele 44:24
E mangiare nelle forze del Signore e nella Maestà del Suo nome Michea 5:4
Nel tuo ruolo di sentinella ed essere riprovato dal Signore Abacuc 2:1
Nel fuoco della raffinazione, il fuoco dello Spirito Santo Malachia 3:2
In fede e nella grazia Romani 5:2
Nella potenza di Dio I Corinti 2:5
Forte nella libertà che hai nel Signore Gesù Cristo Galati 5:1
Indossando la completa armatura di Dio contrastando le forze del nemico Efesini 6:11-14
Con uno Spirito e una mente Filippesi 1:27
Completamente nel Signore Filippesi 4:1
Nella santificazione e completi in tutta la volontà di Dio Colossesi 4:12
Nelle sante tradizioni impartite per mezzo della Sua parola II Tessalonicesi 2:15
Essendo sicuri di appartenere al Signore II Tmoteo 2:19
Sono praticamente nato in una chiesa evangelica ed ho trascorso la mia adolescenza ad osservare comportamenti ed atteggiamenti di uomini di Dio che si sono sforzati di compiere il mandato ricevuto dal Signore. Ho osservato chiese con molti difetti nel Pastore crescere smisuratamente nella grazia di Dio, chiese con un Pastore molto preparato nelle Scritture languire terribilmente, chiese con un Pastore preparato crescere nella grazia di Dio. Trovare un metro o un modello "ottimale" di chiesa non credo sia possibile. Qualcuno allora ribadirà che senso ha scrivere articoli sulla crescita di una Chiesa se non è possibile avere un target di riferimento. E, in parte, non posso che essere d'accordo. Ma, andando più a fondo nella questione, ho osservato che nonostante la mancata preparazione, (che per carità è assolutamente dovuta), pure esistono realtà in cui si privilegia l'amore di Dio e si assume quel comportamento di raccolta e di unione fraterna che credo sia un principio dal quale nessuna comunità possa prescindere. Oggi non è assolutamente complicato potere aderire ad un seminario biblico ed ottenere una Laurea, ma, serve davvero per fondare e gestire nella grazia di Dio una Chiesa? Al Mohler, Presidente di uno dei più grossi e seguiti seminari biblici della Chiesa Battista Americana, sottolinea in modo assolutamente esplicito che: "… il luogo più idoneo per la preparazione di futuri ministeri è la chiesa locale...".
Ora, prescindendo da mille discorsi tutti realmente validi che si possono fare, il nostro obiettivo nel presente è quello di focalizzare l'importanza dell'allevamento di giovani ministeri nella Chiesa, sia per collaborazione pastorale, sia per cercare di dare un senso e una continuità alla Chiesa che non deve morire con la morte del Pastore e degli anziani fondatori. Ad oggi, purtroppo, invece si osserva questo. Molte Chiese nascono sotto la visione più o meno corretta di un Pastore, o di un gruppo carismatico di anziani, ma costoro, anziché allargare a braccia il Ministerio fondando altre comunità e rendendo evidente il talento che Dio da a diversi ragazzi e ragazze, chiudono le loro viscere condannando la Chiesa stessa a languire, alla divisione se non alla scomparsa alla morte del Pastore e/o degli anziani che hanno fondato l'Opera stessa. Questo ci sembra assurdo, se non ridicolo. L'intuizione di Mohler è assolutamente corretta. E' precisa responsabilità della Chiesa allevare, affermare e inviare Pastori e Ministri nel servizio a Dio. I seminari sono un adeguato e necessario supporto, ma NON possono soppiantare la vita vera cristiana che si svolge nella Chiesa. Abbiamo cominciato l'articolo suggerendo l'idea che non esiste un modello di successo per la Chiesa, e questo è assolutamente vero, ma è altrettanto vero che esistono delle indicazioni che non possono essere messe in discussione da nessun uomo di Dio che sia DAVVERO chiamato al Ministerio.
1. Affianca costantemente coloro che Dio va preparando nel ministerio
In un momento di grave crisi ministeriale, l'Apostolo Paolo lascia una esortazione significativa a Timoteo, colui che onora. Paolo, nella sua umiltà ministeriale, istruisce Timoteo, il quale è espressione di un uomo che onora Dio. Leggiamo insieme:
I Timoteo 3:14-15 - 14 Ti scrivo queste cose sperando di venir presto da te, 15 affinché tu sappia, nel caso che dovessi tardare, come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità.
Nella sua missiva, l'Apostolo spiega come comportarsi nella Chiesa. Ma esordisce che lui si sta recando da Timoteo a sostenerlo. E questo per chi governa una Chiesa, per gli anziani fondatori, diventa particolarmente importante. Bisogna allevare i giovani nel ministerio ma, nello stesso tempo, sostenerli, affiancarli, star loro accanto per mostrare l'esempio del servire il Signore. Un aspetto chiave proprio del ministerio di Timoteo fu quello di allevare giovani, nuove guide spirituali affinché la Chiesa potesse giacere su solide basi nel domani.
2. Consegna tutto il messaggio della Parola, non soltanto gli aspetti convenienti
E Paolo va avanti quando consiglia a Timoteo di tramandare le cose udite negli altri: aspetto fondamentale anche questo.
II Timoteo 2:2 - e le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri.
Non possiamo tramandare soltanto una piccola porzione della Parola o gli aspetti che rappresentano nella mente dell'uomo le cose più "abbordabili" di Dio. Dobbiamo consegnare TUTTO il messaggio, a uomini fedeli, che possano a loro volta essere tagliati a ministrare ed allevare anche agli altri. Paolo scrive delle "cose che hai udite": non è necessario insegnare alle nuove leve ad essere originali o diversi, bisogna insegnare di mantenersi fedele all'insegnamento apostolico. E questo ci rimanda alle stesse parole di Gesù quando diede la grande commissione dicendo di ritenere le cose che ci aveva comandate, (Matteo 28:20). E, come se stesse facendo eco alle parole del Maestro, Paolo insiste dicendo a Timoteo "Prendi come modello le sane parole che hai udite da me con la fede e l'amore che si hanno in Cristo Gesù." (II Timoteo 1:13).
3. Incoraggiali nella fedeltà e nella propria abnegazione
Coloro che governano una Chiesa devono essere di buona testimonianza. Questo non significa che devono essere santi. Ma che la gente deve potere osservare in loro un vero cambiamento della vecchia natura in una natura nuova, diversa. Questo è il migliore lasciapassare per nuovi uomini di Dio. Se così non è costoro non sono adatti al ministerio, (I Timoteo 3:1; Tito 1:5). La Chiesa non ha bisogno di celebrità ma di onestà e correttezza fondata sulla Parola di Dio.
4. Incoraggiali nel comunicare con le pecore
Questi uomini devono essere messi in condizione di potere relazionarsi con le pecore nel modo più corretto. Non batta avere il cuore di un Pastore, ma bisogna anche avere la mente e il cuore adatto per andare a comunicare con le pecore smarrite. Pian piano i giovani ministri devono essere insegnati a istruire, parlare, esortare il gregge di Dio.
Conclusioni:
Se sei un uomo veterano alla guida di una Chiesa, non prescindere dall'allevare giovani ministri nel discepolato. Pochi, come si suol dire, ma buoni. Lavora con ognuno di loro anche separatamente, provvedendo istruzioni specifiche, opportunità vere, reali, e un tutorial nei momenti di buio.
Se sei un ragazzo che vuole essere allevato nel Ministerio, affianca il Pastore del ministerio, e lasciati guidare sia da un punto di vista accademico sia spirituale. A suo tempo Dio ti metterà esattamente nel posto dove devi stare… Nel frattempo servi Dio fedelmente restando nel luogo dove Egli ti ha piantato.
Molti anni or sono, l'avvento di star wars inchiodò una intera generazione al cinema per le avveniristiche soluzioni proposte. Forse, oggi, un ragazzo si annoierebbe non trovando nulla di "nuovo" o emozionante nel film e preferendo le rocambolesche avventure di Transformer o Fast & Furious. Ma, riguardo ai cosiddetti "social network", credo ci siano alcuni aspetti che ogni Pastore, come ogni individuo, debba considerare e che potenzialmente, possono ripercuotersi negativamente sulla Chiesa e sulla comunione fraterna. Senza dubbio la Chiesa in generale può e deve trovare spazio nei social come Facebook, dove è possibile condividere immediatamente l'attività e i risultati raggiunti coprendo una fascia di popolazione altrimenti irraggiungibile. Ma non tutte sono rose, ci sono anche le spine. Quali sono gli effetti che alla lunga i social network avranno sulla Chiesa? E' indubitabilmente vero quel vecchio proveribio che dice: "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei"... Utilizzare qualcosa, alla lunga, modifica anche il comportamento, l'idea di chi lo utilizza. Molti dei quarantenni ricorderanno da fanciulli che cominciarono a comparire i primi telefoni mobili. Apparecchiature pesantissime, costosissime e che potevano permettersi soltanto i grandi liberi professionisti i quali, fra le altre cose, potevano crescere proprio per quel nuovo mezzo. Ricordo benissimo che io consideravo quella risorsa qualcosa in più di inutile. Poi, pian piano, il telefono mobile ha cominciato a farsi strada, noi ad utilizzarlo prima timidamente, adesso in maniera sempre più aggressiva al punto tale che senza telefonino non riusciamo più ad uscire di casa. Con i social, se ci riflettete, mutatis mutandis, sta succedendo, (è successa) la stessa cosa. Oggi tantissimi se non sono on line su Facebook si sentono quasi menomati. Quali sono gli effetti sul credente? e, quindi, quali sono gli effetti sulla Chiesa?
Tagli ed abbreviazioni. Iniziamo con quell che ci sembra il primo, grande problema di impato dovuto proprio alla messaggistica in senso più lato. Noi italiani siamo famosi nel mondo per la nostra retorica, per l'amore che abbiamo per un discorso ben messo. La lingua che via via sta prevalendo nel mondo, al contrario, è l'inglese, il quale tende sempre ad abbreviare: con un termine riesce a rendere una idea anche molto complessa. Wow! Sembra l'elisir dell'eternità. Fa gola alle grandi agenzie pubblicitarie che in un giro di pochi secondi devono rendere l'idea di un prodotto. Negli Sms, (Short Messages Script - Brevi messaggi scritti) il linguaggio è assolutamente telegrafico e sincopato. Una emoticons rende uno stato d'animo, e tutto viene pian piano a conformarsi. Ma possiamo dire che la tristezza espressa dalla mia faccina buia è identica alla tua che viene espressa con la stessa faccina "omologata" da Android? Certamente no. Ieri ho dovuto dare soccorso a una coppia di fidanzati in chiesa dove lei aveva un dolore così profondo che stava quasi per suicidarsi. E, se da un lato la tecnologia mi ha permesso di raggiungerla e fermarla, dall'altro ho dovuto trascorrere parecchio tempo con lei e con lui perché le cose si chiarissero. Oggi mi sento dire dai miei tecnici webmaster che devo scrivere con titoli che "acchiappano", che intrigano, non devo superare un certo numero di minuti di predicazione perché i follower cambiano o tagliano, ... tutto vero. Assolutamente vero. Ma ci siamo mai chiesti perché? Saranno questi SMS che hanno cominciato ad invadere il nostro sangue ed avvelenarlo? Non tutto può essere tagliato. E non tutto può essere abbreviato. Ma, se ci riflettiamo bene, il marketing impone a noi pastori di adeguarci di conseguenza. Altrimenti cade tutto. Nessuno segue. E senza che ce ne rendiamo conto, ci troviamo costretti a dovere tagliare, ..., a dovere riassumere. Attenzione, non ho nulla contro i riassunti, ma ciò che voglio chiarire è che un riassunto OMETTE parte della storia. E proprio quella omissione, probabilmente, potrebbe risvegliare la coscienza di chi ascolta. Eppure la Parola ci ricorda che le masse ai tempi di Gesù lo seguivano per giornate intere. MArco 8:2 - "Io ho pietà di questa gente che è da tre giorni che sta con me e non ha da mangiare". Tre giorni ad ascoltare Gesù! E a non pensare a mangiare, ma soltanto alla Parola. Oggi vedo in Chiesa che appena si avvicina l'orario la gente comincia a diventare inquieta, perché in realtà è soggiogata dalla vita materiale. E non ce ne rendiamo conto. La brevità dei social è entrata anche nella Chiesa.
Autorità nella Chiesa. Un ulteriore aspetto da considerare nell'uso dei social è il livellamento del protagonismo di ogni persona. Ognuno in un social ha una voce e la fa sentire come e quando vuole. E, fino a qua, non c'è nessun problema, anzi, sembra un traguardo di democraticità assoluta che soltanto un mezzo come il social può garantire. Ma, se riflettiamo tutto questo nella Chiesa, ci rendiamo conto che può avere un controeffetto devastante. Sappiano tutti dalla Parola di Dio che il Signore ha suscitato i Cinque Ministeri in ogni Chiesa a governare la sua Casa. e la Parola stessa invita tutti ad essere sottomessi alle autorità della Chiesa. Attenzione che molto spesso le autorità abusano di questo e ciò è veramente nauseabondo, ma noi stiamo parlando di persone "oneste" che onestamente cercano di condurre il gregge usando l'autorità data da Dio per la crescita e non la rovina del gregge stesso. Senza entrare nei dettagli o nei casi particolari, quante volte assistiamo a "fratelli" o "sorelle" che cercano di imporre la loro persona ancorché dare gloria a Dio. E se all'interno di una relazione comunitaria possono essere ripresi ed esortati, nel momento in cui hanno un cellulare in mano, cominciano non solo a manifestare il loro narcisismo, ma a deprecare liberamente le autorità costituite nella Chiesa proprio perché sono state "giustamente" di impedimento al loro esibizionismo. E, se nella chiesa le cose si sanno, sui social, basta che chiunque scriva soltanto una parte della verità celando i fatti veri, che immediatamente vediamo discreditato un ministerio o una chiesa. I social molto spesso fanno perdere quel senso si autorità e di rispetto che Dio stesso ha costituito nella Chiesa.
Contatto fisico. Anche questo è un aspetto importante e fondamentale della Chiesa. Trovarsi insieme, gioire insieme, tenersi per mano cantando le lodi al Signore, non ha certamente la stessa valenza di starsene a casa a seguire lo streming via web. Oggi moltissimi perdono la volontà il desiderio di recarsi nella Casa del Signore o di andare a compiere quelle opere che devono contraddistinguere la vita di un cristiano, semplicemente per la comodità di restarsene a casa. La tecnologia deve essere impiegata certamente per arrivare al cristiano nel momento del bisogno e della sua fattiva impossibilità a recarsi al culto, ma non deve e non può sostituire lo stare insieme: altrimenti anche il servizio a Dio prima o poi, diventerà come uno show. In ogni momento su Facebook possiamo interrompere la nostra conversazione e sparire senza farci trovare. Nella Chiesa Cristo ci ha lasciato un comandamento, di edificarci gli uni e gli altri. Siamo parte di una rete e insieme siamo un corpo e non possiamo venire divisi senza "morire".
Io stesso che scrivo sto utilizzando un social per diffondere il mio messaggio. Da questo comprenderete chiaramente che non siamo assolutamente CONTRO i social network. Anzi, li consideriamo un buon motore per divulgare i concetti cristiani e raggiungere immediatamente chi ha bisogno. Ma non possiamo prescindere dall'essere a conoscenza dei potenziali rischi connessi ai social stessi. Riflettiamo insieme e restiamo ancorati alla Roccia che è Cristo Gesù.
Pastore Paolini Gabriele
Definire cosa sia il successo è una questione soggettiva certamente. Molti possono nella loro umanità, supporre che il successo sia lo scrivere dei libri, o essere nominato come conferenziere ufficiale in una certa occasione speciale, o condurre una chiesa straripante di anime, …, ci permettiamo di ricordare che secondo la Parola di Dio l'operaio di successo è colui che fa la volontà di Dio senza regredire da quello che Dio ha messo dinanzi a noi. Ma come facciamo, da Pastori, ad evitare di cadere? Certamente soltanto il Signore può convincerci a restare saldi, ma vogliamo delineare alcuni punti critici che, sebbene siano a conoscenza dei più, mi sembra che averli sempre presenti davanti aiuti a districarsi da questa bella matassa.
Isolarsi. Il primo errore comune che fa cadere diversi Pastori è quello di isolarsi, di non avere comunione o rapporto con gli altri Un saggio diceva una volta che proprio voltando le spalle a qualcosa che ci sembra un pericolo rischiamo di ritrovare quella cosa proprio nella strada intrapresa per evitarla. Molto spesso, la paura che qualche anima possa andare in un'altra Chiesa e lasciare quella dove noi predichiamo, ci inibisce e rende duri ad avere contatti con altre realtà. Il Signore ha detto ampiamente che è bello che i fratelli si riuniscano insieme e che non esiste la tua chiesa e la mia chiesa, esiste la Chiesa di Dio. Le anime possono cambiare anche la Chiesa, ma restano del Signore, noi non siamo nessuno per farle stare in un gruppo o in un altro: il corpo di Dio è uno, (ma non per gli uomini che lo vorrebbero o lo vedrebbero diviso piuttosto). Un Pastore non può isolarsi dal contesto delle altre Chiese e comunità circonvicine e lontane. I rapporti gli scambi son salutari per fare crescere la Chiesa stessa. E, inoltre, non deve neanche distaccarsi dal popolo, (Ecclesiaste 4:12). L'isolamento non solo ti fa cadere, ma ti mette in una posizione nella quale non hai e non puoi avere scambi. E' semplicemente terribile ed antibiblico.
Peccato. Ebbene si, la regola di non peccare vale anche e soprattutto per i Pastori. Molti Pastori, sulla scorta del loro "successo", predicano il vangelo della prosperità tralasciando il vero insegnamento cristiano. Pochi pastori hanno commesso gravi peccati, ma moltissimi sono vittima di piccoli peccati con i quali, avendo la guida di una chiesa che comunque va avanti e prospera, cominciano a convivere con quelle cose, considerando che in fondo in fondo questi possono restare. Ma il canto di Salomone vale anche per noi: le piccole volpi guastano le vigne fiorite, (Cantico dei Cantici 2:15). Se permettiamo al peccato di invadere le nostre vite private, la nostra integrità risulterà compromessa e la nostra fede si indebolirà. Quantunque nessuno sia perfetto, pure i Pastori soprattutto devono cercare la purezza. La grazia di Dio è l'unico modo per ottenerla ma noi dobbiamo avere un cuore disposto a raggiungerla.
Amaritudine. E' questione di tempo, ma prima o poi qualche pastore sarà arrabbiato, si sentirà fuori luogo. Il consiglio è quello di bruciare subito le tappe e rientrare da questo sentimento. Non permettete alle afflizioni per la chiesa locale che diventino radici di amaritudine per la vostra vita. Diventa come un veleno per la tua anima, dove il demonio ci sguazza. Guarda il tuo cuore, dice la Parola, perché ogni cosa proviene da esso, (Proverbi 4:23).
Compiacimento. Ecco un'altra trappola molto problematica per qualunque pastore: divenire uno che cerca di compiacere le persone anziché il Signore. Abbiamo qualche famiglia benestante nella Chiesa, e cerchiamo di compiacerli in modo tale che possano aiutare l'opera che ne ha bisogno, o, peggio, noi stessi. Pur di ricevere, siamo disposti a fare quello che va oltre le nostre convinzioni bibliche. Se diventiamo schiavi degli interessi di alcuni o di un gruppo, perderemo il rispetto per noi stessi alla lunga e il rispetto della Chiesa. Siate forti e servite la gente ma adeguatevi a Cristo soltanto.
Famiglia. La famiglia è il primo ministerio che abbiamo. Se abitudinariamente la Chiesa di porta lontano dalla tua famiglia, ognuno lo saprà ma non impressionerai nessuno, al contrario, farai star male la tua famiglia. Ci saranno occasioni certamente in cui gli impegni chiamano, ma sia conosciuto che senza aver riguardo a ciò che accade nella Chiesa, tu combatterai per la tua famiglia. Se la Chiesa di scalcia, la tua famiglia è quella che resterà sempre insieme a te.
Emozioni. Non siate guidati dalle emozioni. Ci saranno giorni belli e giorni brutti, ci saranno periodi belli e periodi brutti. Le persone vi ameranno, o vi abiureranno. Noi dobbiamo rimanere fermi, saldi sulle nostre ginocchia e con il cuore rivolto al cielo. Se siamo guidati dalle nostre emozioni, il ministerio ha poca vita.
Forze. Non vi è dubbio che questa sia uno dei punti più critici. Siamo certi che ognuno di noi ha milioni di capacità nascoste e meno nascoste con le quali potrà sicuramente destreggiarsi e star bene, ma noi dobbiamo dipendere dallo Spirito non da noi ne dalle nostre forze. Non commettiamo l'errore di sapere tutto quello che ci viene proposto, Scadiamo altrimenti nell'arroganza, la verità è che tutti noi abbiamo molto da imparare. Continuiamo ad imparare! C'è sempre qualcosa che noi dobbiamo imparare, Dio si oppone agli orgogliosi e fa grazia agli umili, (I Pietro 5:5).
Non leggiamo questi sette punti come se fossero estranei alla nostra vita. Sappiamo bene che non è così. Non vi dico di doverlo sbandierare a chicchessia, ma sicuramente possiamo confrontarci punto per punto in questo e arrivare a prendere una decisione in merito a voltare pagina ed andare avanti. Proprio oggi scrivo con un cuore molto irritato, a causa di mille problemi che sorgono continuamente. E quando questi montano uno appresso all'altro, molto spesso ti trovi solo ad affrontarli. Ma se restiamo uniti prima con Dio e poi fra di noi, possiamo avere un'arma in più con la quale contrastare i dardi del nemico.
Spunto tratto dall'articolo del Past. Rick Whitter - Sermon central
Qual è la Chiesa di successo? O, meglio, quando un Pastore si ritiene, (o deve ritenersi), di successo? Noi possiamo avere tanti metri per misurare il “successo” di una Chiesa, ma nella Parola di Dio ne esiste uno ed uno soltanto. La stessa Parola ci avvisa che un soldato impegnato nella guerra non va ad impicciarsi delle faccende della vita civile ma piuttosto vuole piacere al suo comandante, (II Timoteo 2:4). E cosa chiede il nostro comandante?
L’apostolo Paolo, campione della fede, “eroe” ed esempio per tanti servitori di Dio, svolse il suo compito in un modo che, credo, all’unanimità giudicheremmo “corretto”. Tanto più che il Suo operato si trova scritto, registrato nella Sacra Parola di Dio e viene utilizzato, soprattutto negli ambienti evangelici, come faro teologico. Forse, tutte le Chiese che l’Apostolo Paolo edificò risultarono di successo per lui? Il nostro metro comincia a scricchiolare… Molto spesso non venne plaudito, molto spesso non venne neanche riconosciuto nella sua autorità. Battuto, colpito con pietre, imprigionato e quasi condotto alla morte! Quasi quasi, guardandolo in prigione, ci viene quasi da dire che come soldato qualche battaglia la perse. Noi, nel nostro ministerio, a cosa attribuiamo il successo della Chiesa? Al numero? Ai soldi raccolti nell’offerta? Alla benevolenza verso il Pastore? Alla notorietà o all’ammirazione? No, nessuna di queste cose misura il “successo” inteso come corrispondenza a ciò che Dio vuole in una Chiesa. Molti di questi aspetti possono anche arrivare ma non necessariamente dobbiamo accoppiarli al concetto di “chiesa di successo”. L’unica misura che Dio vuole che noi adottiamo per verificare che la nostra Chiesa sia di successo è che sia conforme alla Parola di Dio, senza mischiamenti e trucchi illusionistici volti a prendere in giro la gente, il popolo che Dio ci ha affidato. Paolo forse perse qualche battaglia ma vinse la guerra, e sapete perché? Perché Egli voleva compiacere il Suo comandante. In Galati 1:10 scrive espressamente che sta cercando l’approvazione di Dio non degli uomini, altrimenti non sarebbe neanche un servo di Dio! I tessalonicesi 2:4, poi, dice espressamente: “il nostro proponimento è quello di piacere a Dio non agli uomini”. I veri servi di Dio devono volere una Chiesa di successo, ma per questo è necessario che ci studiamo di piacere a Dio.
In ogni Chiesa, come in ogni famiglia, ci sono sempre delle pecore “difficili”. Per ragioni diverse, molti interfacciano un’esistenza particolarmente dura e diciamo così, fanno “di tutto” per trasferire questa loro problematicità sulle spalle del Pastore di turno. Premettiamo che questo stesso discorso va fatto anche a livello della fratellanza, quando capita che una sorella o un fratello che magari abitano vicino a noi, continuamente “assillano” la nostra quiete e rendono la nostra vita particolarmente “movimentata”. Come affrontare una situazione del genere?
Vorremmo iniziare questo articolo riprendendo la citazione di un Pastore abbastanza maturo nel servizio a Dio: “questo genere di persone sono davvero stancanti per il Pastore. E’ molto semplice diventare freddi e sarcastici su queste persone particolari e difficili, le cui afflizioni sono in grandissima parte auto-indotte”
Potremmo decidere di evitare di aiutarle dopo un breve periodo e metterle in condizioni di essere ignorate, dopo avere egoisticamente valutato su un piatto di bilancia benefici e fatiche della nostra eventuale conduzione di queste anime, ma così facendo, creeremmo soltanto spazio perché il nemico ci attacchi ulteriormente, generando quella che un altro caro uomo di Dio preferisce chiamare “ansietà pastorale”, infatti questo caro servo di Dio sostiene, (a ragione crediamo), che “il peso che viene fuori dalla critica, dal gossip, dall’opposizione, dalla divisione, dalla lite, dall’incomprensione, dall’amarezza, e dal negativismo da parte di costoro che dovremmo conoscere meglio … può diventare enorme. E questa cosa divenire uno dei più grossi pesi sulle spalle del Pastore.”
Non far nulla per questi soggetti difficili, non è una scelta ne è corretto. Dunque, un Pastore che “ignora” o semplicemente resta in silenzio, tradisce la chiamata pastorale stessa che vuole che il Pastore lasci le 99 pecore per trovare quella smarrita. L’alternativa, quale può essere un atteggiamento di intimidazione o di manipolazione, non dovrebbe neanche essere presa in considerazione, (I Pietro 5:3; Ezechiele 34:4).
Grazie al Signore Egli conosce che siamo tutti fatti di carne e che molto spesso veniamo anche presi da istinti carnali e reagiamo non secondo la chiamata ma secondo i nostri impulsi, ma è di vitale importanza che costoro siano individuati e affrontanti nella migliore delle maniere proprio per il bene comune del Vangelo e della stessa tranquillità della Chiesa. Va da se, ma è implicitamente evidente, che NON stiamo parlando di gente che si ostina a mantenere il peccato nella propria vita e non vuole lasciare la sua condizione primitiva. Stiamo parlando di persone che hanno un carattere difficile, che vedono tutto nero intorno ma che nello stesso tempo desiderano uscire dal loro tunnel buio senza imbarcare compromessi con il peccato. Diciamo questo perché anche nel nostro piccolo abbiamo avuto a che fare con persone che sono state ampiamente accolte e curate con ogni mezzo e maniera, ma che hanno voluto tacitamente portare avanti le loro idee e il loro peccato sperando di spacciarlo dentro la Chiesa. Attenzione che in questi casi non dobbiamo esitare essendo chiamati alla vigilanza dell’Opera che Dio ci ha affidata.
Tornando al nostro primo discorso, una volta evidenziate queste persone, bisognerebbe conoscerle meglio non per marchiarle come “intoccabili” ma per aiutarle a crescere nella grazia del nostro Signore Gesù Cristo.
Una volta che il Pastore inizia a identificare aree di combattimento e di battaglia, bisogna cominciare ad applicare accuratamente la Parola di Dio con grande pazienza e sapiente abilità. Delineiamo quattro modi attraverso i quali si può aiutare i membri difficili di una chiesa nel loro cammino in Cristo.
1. ASCOLTARE CON ATTENZIONE
E’ importante che noi ascoltiamo con attenzione non soltanto quello che è accaduto ma anche quello che viene detto. Qualche volta la tendenza del Pastore è quello di non ascoltare; piuttosto ci offendiamo, urtiamo, scandalizziamo e siamo pronti a ordinare la correzione nel momento stesso in cui qualcosa viene detto. Prima di parlare o di agire, è di vitale importanza non soltanto ascoltare con cura, ma cercare di aiutare quell’anima con amore e pazienza a far emergere ogni zona di conflittualità o di dolore. La sapienza dovrebbe condurci a mettere insieme tutti i fatti disponibili, (Proverbi 18:13; Giacomo 1:19) ed essere affinati dalla punta di un’altra parola, (Proverbi 27:17). Dopo che questo è accaduto, alla potremmo accuratamente misurare la nostra risposta, piuttosto che essere veloci e rudi nel nostro modo di agire liquidando frettolosamente una questione che non dovrebbe essere liquidata così velocemente, (Proverbi 15:28).
2. AMMONIRE CON AMORE
Ci sono volte in cui le parole di un credente o le sue azioni sono semplicemente fuori dal sentiero del modello di Dio per la loro vita. Mentre tutti i cristiani hanno il santo dovere di riprendersi e ammaestrarsi con dolcezza gli uni e gli altri, (Galati 6:1), i Pastori devono tracciare la via quando questo è necessario. Dobbiamo, come Pastori, ammonire i ribelli, (I Tessalonicesi 5:14). I ribelli sono coloro appunto che stanno cercando di percorrere la propria via, e dobbiamo invitarli a tornare sui loro passi per avere comunione in Cristo, (Giuda 22-23).
I ribelli sono una sfida per il nostro ministero ma sono anche un aspetto essenziale per la natura di salvataggio propria del buon ministero pastorale.
3. INCORAGGIARE CON PERSEVERANZA
Tutto il popolo di Dio incontrerà tempi e periodi di scoraggiamento. E’ una cosa ovvia per ciascuna creatura terrena. In questi momenti i Pastori hanno delle opportunità uniche a provvedere cure e conforto a colore che sono scoraggiati dalla vita, dal peccato o da motivi sconosciuti. Bisogna incoraggiare gli smarriti e aiutare i deboli. Questo avviene attraverso incontri personali, attraverso messaggi, visitando le loro case, ovvero consigliarli in modi diversi. Il nostro incoraggiamento deve portare continuamente coloro che sono turbati nel cuore alle promesse di Dio nella Sua Parola, mantenendo la rinfrescante grazia di Dio. Cercate in ogni modo e maniera un modo per incoraggiare quelle pecore smarrite nel gregge.
4. RINFORZATE CON PAZIENZA
“siate pazienti con ogni Persona”, ammonisce la Parola di Dio. La pazienza è chiaramente una dote, ma non è una virtù per la quale abbiamo bisogno di pregare: la pazienza biblica della quale si fa riferimento in I Tessalonicesi 5:14 è piuttosto un ordine che Dio da a coloro che devono servirLo. I Pastori pazienti non sono persone adatte allo sprint, ma sono certamente dei maratoneti: la loro forza sta nella perseveranza e nella pazienza, avendo continua intenzione e desiderio di portare a termine il lavoro che è stato cominciato.
Assumere un approccio a lungo termine in effetti aiuterà la gente e ci salverà da molti comuni errori evangelici legati alla cultura della tradizione che, senza che ce ne siamo resi conto è alle nostre spalle. Per utilizzare una frase presa in prestito, “modellerà il genere di grazia che Dio mostra a tutti noi nella nostra esistenza”.
Conclusioni
Dobbiamo sopportare e portare avanti il nostro lavoro con molta pazienza. Dobbiamo anche soffrire di molti abusi e ingiurie proprio da chi abbiamo cercato di operare il bene. Però, così facendo, otterremo un incoraggiamento basato e centrato su Cristo, e ciò condurrà le anime in questione a desiderarLo sempre di più con timore e tremore.
Ci sono molte lezioni benefiche che il Signore vorrà dare ai suoi “pastori”. E, la gente difficile, ne è un esempio: Ci condurrà alla preghiera, ad approfondire o studiare le Scritture, raffinare la nostra comunicazione, esaminare il nostro cuore e vedere quello del popolo che conduciamo. Salvare la gente difficile è un affare principale per il Signore, per il quale lavoriamo e ci affatichiamo, (Isaia 53:6)
Scritto originariamente da Dr. Paul Lamey - Grace Community Church, Huntsville, Alabama
Tradotto riadattato da Dr. Gabriele Paolini - Accademia Cristiana Jeshua