Come deve essere presa la Cena del Signore? Chi e perchè qualcuno può prendere la Cena del Signore?
Come deve essere presa la Cena del Signore? Chi e perchè qualcuno può prendere la Cena del Signore?
Santità e Santificazione
Nel nostro cammino cristiano, evidentemente, ci sono cose più importanti e cose meno importanti che possiamo permetterci di trascurare o meno. Sicuramente, una delle cose che non possiamo permetterci di lasciarci indietro nel nostro percorso è la ricerca della santità. La santità, come termine in un comune dizionario, indica uno stato di perfetto distaccamento dal mondo. Il termine santo, infatti, significa “separato dal mondo”. La santità, per converso, è lo stato di separazione del mondo, (G37 – hagiazó Dizionario Strong). Se la santità dunque è uno stato di “arrivo”, una sorta di conclusione di un percorso, la santificazione è il processo che ci porta verso tale stato, (G38 – hagiasmos dizionario Strong). Il verso che ineluttabilmente crea e evidenzia l’importanza della ricerca della santificazione è riportato sotto:
Ebrei 12:14 - Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore;
Questo verso ci da parecchie informazioni, che devono servirci per comprendere davvero cosa lo Spirito Santo vuole comunicarci attraverso queste meravigliose parole dalle quali non possiamo prescindere, (II Timoteo 3:16).
Innanzitutto il verso esordisce con un verbo significativo, “impegnatevi”. L’Etimologia del termine greco utilizzato dall’Apostolo Paolo è G1377 – diókó che significa letteralmente “cercate con tutte le vostre forze come per vincere, per sopraffare la vostra preda”. Il verbo utilizzato in questa sede dunque ci esprime perfettamente lo stato mentale e l’atteggiamento del credente nei confronti del raggiungimento della santità: un comportamento attivo, e non blando, un atteggiamento di imposizione personale, ma non in maniera dimessa come di chi deve farlo e basta, ma come di chi ha amore a farlo sapendo che deve riuscirci. Sa che deve riuscirci perché se non sopraffarà la preda allora morirà di fame. Questo semplice verbo apre la porta a mille riflessioni e mille considerazioni. Devi combattere il buon combattimento, e devi combattere come chi ha amore alla vittoria e ha certezza di vittoria.
Naturalmente oltre alla santificazione Paolo mette in evidenza la ricerca, con la stesse veemenza, della pace. Con la differenza però che mentre la santificazione è conditio sine qua non per la salvezza, la pace invece no, tanto più che lo stare in pace dipende non soltanto da te ma da chi ti sta intorno, (Romani 12:18). Attenzione, però dunque che comunque la pace con tutti deve essere cercata come chi la vuole e la deve ottenere, mutatis mutandis. Stiamo dunque attenti che la nostra ricerca per la santificazione non divenga barriera che ci impedisca di vedere i limiti degli altri ed esercitare l’amore di Dio nei confronti di chi, essendo più debole di noi nella fede, fa fatica o si trova in una condizione di impossibilità a venire fuori da certe problematiche, (Galati 6:1). Molto spesso abbiamo visto mutare nel tempo la ricerca della santificazione in ricerca di isolamento perché non vediamo nessuno “migliore” di noi. E questa, amici miei, è una trappola molto pericolosa del demonio. Molto più del peccato stesso che stiamo cercando di abbattere nella nostra vita. Diventa lo stesso orgoglio di chi come Satana si vuole sedere al di sopra di Dio. Involontariamente noi cominciamo ad essere giudici e ogni gesto degenera in una radice di amaritudine e di giudizio dal quale non solo non riusciamo a fuggire ma dal quale NON desideriamo fuggire cambiandolo per un traguardo spirituale raggiunto.
Ebrei 12:15 - vigilando bene che nessuno resti privo della grazia di Dio; che nessuna radice velenosa venga fuori a darvi molestia e molti di voi ne siano contagiati;
Il nostro compito è anche quello di salvaguardare i nostri fratelli non di giudicarli. In questo senso bisogna che tutti stiamo molto attenti a come ci muoviamo. Della serie che meglio restare in silenzio molto spesso piuttosto che parlare per ferire.
Ritornando sui nostri passi, come il Libro di Ebrei ci informa, la santificazione è un passo fondamentale per la salvezza. Non possiamo prescindere da essa. Pietro, nel giorno della Pentecoste, a chi chiedeva su cosa fare per essere salvato, espresse in chiare lettere un messaggio che confrontato con il verso di Ebrei potrebbe risultare “impari”:
Atti 2:38 – E Pietro disse: “Ravvedetevi tutti, e ciascuno di voi sia battezzato nelle acque nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei vostri peccati e voi riceverete il dono dello Spirito Santo”.
E dov’è la santificazione che Paolo dichiara necessaria? Sembra quasi che sia superflua, ma in realtà si trova dentro il verso di Atti 2:38.
Il ravvedimento, come termine tecnico utilizzato in questo verso, è G3340 - metanoeó, che significa letteralmente “cambiare la propria mente” “pensare in maniera diversa”. Quindi il ravvedimento vede il credente come parte attiva di questo processo di conversione, non parte passiva che “subisce” la conversione. Il ravvedimento, come è facilmente dimostrabile in tanti passi paralleli della scrittura, porta alla decisione di battezzarsi nelle acque, “per il perdono dai peccati”. L’essere vecchio muore in Cristo e risorge in una nuova vita in un nuovo atteggiamento mentale e di spirito. Ma l’uomo che esce dalle acque diventa santo avendo avuto perdonato i peccati? O lo diventa frustandosi mille volte al giorno? La Parola osserva che:
Geremia 17:9 - Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo? (confronta pure Salmo 14:2-3 e Romani 2:1-11).
E, giusto per togliere spazio ad ogni dubbio, il termine insanabilmente, viene a tradurre il vocabolo H605 - anash che vuole dire senza via di scampo o senza nessuna possibilità (umana, terrena).
Colui che è giusto nel senso che compie le opere di giustizia, per obbligazione, per costrizione o per forza se volete, non riesce a trattenersi dal peccato:
Proverbi 24:16 - Perciocchè il giusto cade sette volte, e si rileva; Ma gli empi ruinano nel male.
E ancora, se il giusto viene salvato a stento come finirà al peccatore? (I Petro 4:18).
Il cristiano che cade trova la salvezza perché “cerca”, “si impegna” nella ricerca della santificazione, proprio rialzandosi dalla sua caduta, (proverbi 24:16). Allora, ritornando indietro, nel verso di Atti 2:38. Lo Spirito Santo che viene ad albergare nel cuore di quell’uomo che pur essendo impegnato cade, lo aiuta a rialzarsi e lo fa andare avanti di fede in fede, di valore in valore, di giustizia in giustizia. Ma è un percorso, badiamo bene, e questo percorso è anche molto accidentato e NESSUNO, diciamo NESSUNO può essere esentato dall’errore:
Romani 7:24 – Misero me, chi mi tirerà fuori da questo corpo votato alla morte?
Romani 7:15 - Poiché io non riconosco ciò che io opero; perciocché, non ciò che io voglio quello fo, ma, ciò che io odio quello fo.
Concludendo questa prima parte, allora dobbiamo comprendere che per la pazzia della predicazione noi veniamo sollecitati dallo Spirito a cambiare mente ad aprire il cuore di pietra, (confronta Paolo che predica a Tiatiri, alla mercante Lidia). Ma nel momento in cui Dio cambia la nostra mente e ci fa vedere, possiamo o restare fermi sui nostri passi, comprendendo che stiamo facendo la cosa sbagliata ma non facendo nulla per cambiare il nostro stato, o correre a Dio ravvedendoci e facendo un patto nelle acque con lui. Ma la nostra garanzia non siamo noi stessi con la nostra natura fallace e caduca, perché CHI NON HA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA, e mi sa che tutti dobbiamo rinunciare a scagliare, tanto più che davanti a Dio non c’è il peccato grande e quello piccolo ma il peccato:
Ezechiele 18:20 - La persona che pecca è quella che morirà, il figlio non pagherà per l'iniquità del padre, e il padre non pagherà per l'iniquità del figlio; la giustizia del giusto sarà sul giusto, l'empietà dell'empio sarà sull'empio.
Con lo Spirito Santo che concilia e interpreta la Parola in noi, troviamo la forza e il coraggio di rialzarci e di andare avanti combattendo nel nome prezioso di Gesù Cristo.
Noi non siamo Santi perché lo siamo ipso facto, ma proprio per la dimora di Dio in noi attraverso il Suo Spirito, (I Corinzi 6:11).
Efesini 1:4 – Noi siamo stati eletti in Lui prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui nell'amore.
Ciascuno di noi può dunque, in piena sicurezza di fede e nella potenza dello Spirito, impadronirsi di tale rivelazione, una delle più gloriose di tutte: Cristo, mia santità. Non cerchiamo nulla al di fuori di lui, ma rallegriamoci di essere in lui, uno con lui e conseguentemente di tutto ciò che egli è in se stesso per noi! Quale glorioso privilegio è per i credenti, possedere la santità stessa di Cristo! Se noi accettiamo questo fatto per fede ne constateremo la realtà. Dobbiamo manifestare al mondo chi siamo portando il riflesso della sua luce, (Efesini 5:8).
Se realizziamo la santificazione, vi sarà nella nostra vita del frutto alla gloria del Signore, gioiremo della sua comunione ed Egli sarà visibile in noi. Laddove la santità pratica fa difetto, lo Spirito Santo è rattristato, la testimonianza del credente è compromessa, non vi è in lui nè gioia nè pace nè potenza. Un tale cristiano è carnale, perchè in lui agisce la carne e non lo Spirito; al posto d'essere un "uomo fatto", è un "bambino" che non sopporta il cibo solido (Ebrei 5:14; Ebrei 4:13; I Corinzi 3:1-3). Egli non "vede" Cristo, in quella visione attuale, privilegio di colui che "procaccia la santificazione". Come si ottiene la santificazione pratica? Sicuramente attraverso l’opera di Dio in noi: Dio stesso agisce in noi, mediante la sua grazia, per produrre la nostra identificazione progressiva con Cristo, perchè "Cristo sia formato in noi" (Galati 4:19). Quest'opera si compie quotidianamente e terminerà nel giorno di Cristo: "Avendo fiducia in questo: che Colui che ha cominciato in noi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (Filemone 1:8). È Dio che opera in noi il volere e l'operare, per la sua benevolenza (Filemone 2:13). Il credente può dunque porre tutta la sua fiducia in Dio e nella sua promessa di conservarlo irreprensibile - spirito, anima e corpo - fino al ritorno del Signore. "Fedele è Colui che vi chiama, ed Egli farà anche questo" (I Tessalonicesi 5:23-24).
E se noi ostacoliamo, per nostra disobbedienza, questa azione della grazia divina in noi, Dio deve ricorrere alla disciplina, per il nostro bene e affinché partecipiamo alla sua santità. Egli agisce allora verso noi come verso dei figli, "perchè qual è il figliuolo che il padre non corregga?". Questa disciplina è la espressione dell'amore di Dio per noi. "Il Signore corregge colui che egli ama e flagella ogni figliuolo che egli gradisce". Allorché essa ha lavorato in noi, "rende un pacifico frutto di giustizia", manifestata mediante la santificazione pratica. È per questo che siamo esortati a non disprezzare la disciplina del Signore e a non scoraggiarci nemmeno quando Egli ci riprende (Ebrei 12:4-11). Al contrario, noi possiamo benedire l'amore che ci educa, e domandare con Davide: "Investigami, o Dio, e conosci il mio cuore. Provami, e conosci i miei pensieri. E vedi se v'è in me qualche via iniqua, e guidami per la via eterna" (Salmo 139:23-24).
È per lo Spirito Santo che il credente fa morire gli atti del corpo (Romani 8:13), cioè le manifestazioni della carne che è in lui. Il suo corpo è il tempio dello Spirito Santo e non gli appartiene più, perché egli è stato riscattato a un gran prezzo: il sangue prezioso di Cristo. Egli deve dunque vegliare a non intralciare l'azione dello Spirito in lui, al fine di glorificare Dio nel suo corpo (I Corinzi 6:19-20).
E, infine, dobbiamo ricordarci che l’effetto della Parola entra nell’uomo che vi medita sopra, (Giosuè 1:8) e colui che si sottomette alla Parola e la osserva ama il Signore. "Perché la parola di Dio è vivente ed efficace, e più affilata di qualunque spada a due tagli, e penetra fino alla divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolle; e giudica i sentimenti e i pensieri del cuore" (Ebrei 4:12). Guardiamoci dal sottrarci al taglio di questa spada! Nella sua preghiera sacerdotale, il Signore Gesù chiede a Dio di santificare i suoi per mezzo della verità, e aggiunge: "La tua parola è verità" (Giovanni 17:17). "Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l'uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona" (II Timoteo 3:16-17).
Salmo 119:11 – Ho riposto la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te.
L'applicazione della santificazione
La santificazione s'applica a tutto ciò che noi siamo e a tutto ciò che facciamo.
a) Al nostro corpo
La Parola di Dio dichiara che il nostro corpo "è per il Signore". Esso è il tempio dello Spirito Santo; è per questo che noi dobbiamo glorificare Dio nel nostro corpo (I Corinzi 6:13,19,20). Il credente è esortato a "possedere il proprio corpo in santità ed onore, non dandosi a passioni di concupiscenza.. poichè Iddio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione" (I Tessalonicesi 4:4-7). Noi abbiamo il prezioso privilegio di "presentare i nostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio", vale a dire di consacrarli interamente al Suo servizio (Romani 12:1; Romani 6:13,19).
b) Ai nostri pensieri
Dio esorta alla santificazione dell'uomo interiore: "Custodisci il tuo cuore più d'ogni altra cosa" (Proverbi 4:23-27). Davide proclama: "Ecco, tu ami la sincerità nell'interiore" (Salmo 51:6). L'apostolo Paolo invitava i Corinzi a purificarsi da ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la loro santificazione nel timor di Dio (II Corinzi 7:1). La vita di Cristo in noi non saprà trovare la sua gloria laddove Cristo non troverà la sua. Lo Spirito di Cristo in noi, non può essere differente dallo Spirito che era in Cristo. "Chi si unisce al Signore è uno spirito solo con Lui" (I Corinzi 6:17).
c) Alle nostre parole
La santificazione delle nostre parole deriverà dalla santificazione dei nostri pensieri. Noi dobbiamo evitare tre scogli:
- le maldicenze (I Pietro 2:1);
- le espressioni fuori posto o sconvenienti (Efesini 4:29; Efesini 5:4);
- la menzogna, (Apocalisse 21:8).
La menzogna, di cui Satana è il padre, è incompatibile con la santità. "Non mentite gli uni agli altri" (Colossesi 3:9). "Gettando lungi da voi ogni frode" (I Pietro 2:1). La menzogna è il riflesso di una falsità interiore che Dio ha in orrore, perchè Egli vuole la verità nell'uomo interiore (Salmo 51:6).
d) Al nostro cammino
II credente è chiamato a manifestare la santità in tutto il suo cammino, secondo il modello perfetto che il Signore ci ha lasciato. "Chi dice di dimorare in Lui, deve, nel modo ch'Egli camminò, camminare anch'esso" (I Giovanni 2:6). Tutto ciò che è indegno di Cristo, si è detto, è indegno di un cristiano. Questa santità sarà caratterizzata dalla luce in tutto il nostro comportamento. "Voi siete luce nel Signore. Conducetevi come figliuoli di luce.. esaminando che cosa sia accetto al Signore" (Efesini 5:8-10).
Il mondo è il dominio di Satana, suo capo (Giovanni 14:30). È un vasto sistema organizzato per la soddisfazione delle concupiscenze umane, e che pure in tutte le sue manifestazioni religiose rinnega totalmente Dio. "Tutto quello che è nel mondo.. non è dal Padre" (I Giovanni 2:16). "Tutto quello" include: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita.
Esiste un parallelo tra queste tre cose, da una parte, e i tre elementi della tentazione di Eva, dall'altra parte (Genesi 3:6). Ella vide che il frutto era:
- buono da mangiare (concupiscenza della carne, cioè i cattivi desideri tendenti alla soddisfazione dei sensi, che si tratti di piaceri raffinati o volgari);
- un piacere per gli occhi (concupiscenza degli occhi: l'eccitazione di malvagi desideri attraverso ciò che si vede);
- desiderabile per diventare intelligente (l'orgoglio della vita: il desiderio dell'uomo di "farsi uguale a Dio", di elevarsi al di sopra degli altri, la vanità, lo spirito di dominazione).
Di fronte a certe decisioni, il credente è chiamato a discernere ciò che costituisce una concupiscenza o un desiderio legittimo. Noi siamo stati chiamati a libertà, ma dobbiamo vegliare a non usare della libertà come d'una occasione alla carne (Galati 5:13). La libertà alla quale siamo stati chiamati è la libertà di servire e di glorificare Dio. D'altra parte, se tutte le cose sono permesse, non tutte sono convenienti ed edificano (I Corinzi 10:23). Durante la sua vita, il credente è dunque chiamato a fare una scelta (Deuteronomio 30:19-20). Se ha del discernimento spirituale e se teme Dio, non avrà difficoltà a conoscere la Sua volontà, perchè "il segreto dell'Eterno è per quelli che lo temono" (Salmo 25:14). L'apostolo Paolo non cessava mai di chiedere a Dio che i Colossesi fossero ripieni della conoscenza della sua volontà, in ogni saggezza e intelligenza spirituale, per marciare in maniera degna del Signore, per essergli graditi sotto ogni aspetto. Questa saggezza e questa intelligenza sono di origine spirituale. Più vivremo presso Dio, meglio conosceremo la Sua volontà. Ma là dove vi è della propria volontà o dell'ignoranza, la luce mancherà.
Il credente si astenga dunque, senza esitare, da tutto ciò che la Parola vieta espressamente. E dove non vi è un espresso divieto, deve chiedersi se quello che si fa è alla gloria di Dio, (I corinti 10:31) e non serva per il proprio piacere terreno, (Romani 13:14). Infine, ma non ultimo, ci si chieda sempre se il mio agire non comporta una caduta per mio fratello. Ciascuno di noi è esortato a non essere una occasione di caduta per il proprio fratello (I Corinzi 8:13). "Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi l'altrui" e rispetti "la coscienza dell'altro" (I Corinzi 10:24-29). Non dovremmo mai dimenticare questo principio fondamentale: "Ciascuno di noi compiaccia al prossimo nel bene, a scopo d'edificazione" (Romani 15:2).
Introduzione
Il motivo per cui il cristiano aderisce al piano di Cristo è la salvezza della proria anima. Questo è quello che molto spesso noi stessi riteniamo. In realtà c’è molto altro legato alla salvezza. Il paradiso è la conclusione della salvezza. La dottrina che studia la salvezza si chiama soteriologia. La soteriologia, (dal greco σωτηρία - sōtēria -, "salvezza", e da λόγος - logos -, "parola", "ragione" o "principio"), nell'ambito della storia delle religioni, è infatti lo studio della salvezza nel senso di liberazione da uno stato o una condizione non desiderata.
Le diverse religioni e denominazioni cristiane si pongono in maniera alquanto differente su questo argomento, pertanto si è creata molta confusione al riguardo. La Bibbia è molto chiara e semplice nel suo linguaggio, facile da capire quando ripuliamo la nostra mente da ogni preconcetto. Per cui vi invitiamo serenamente a non pensare a quale tipo di formazione biblica avete ricevuto ma piuttosto andiamo alla Parola del Signore.
La Chiesa Cattolica Romana, insegna che la Salvezza/andare in Paradiso il risultato finale di una vita cattolica fatta di sacrifici, privazioni e opere buone, sebbene non sappiano mai quando hanno fatto abbastanza da meritarsi un posto sicuro in Paradiso. Questa dottrina può portare a uno di due casi: può portare un cattolico alla pazzia, se la applica pienamente vivendola quotidianamente, oppure può farci diventare freddi nei confronti di Dio, poiché ci si rende conto che viene richiesto molto al singolo individuo, il quale si caricherebbe di un fardello troppo pesante da portare, e che quindi non si possano soddisfare le esigenze e le aspettative di Dio. Questo secondo gruppo di persone pensa inoltre che Dio, con questo grosso peso da portare, richieda uno stile di vita così rigido che solamente pochi eletti siano in grado di vivere pienamente, e cosi`, o ripiegano sull'andare in chiesa la Domenica e partecipare alle feste comandate sperando che questo loro sacrificio sia sufficiente, oppure si allontanano da Dio completamente.
La Chiesa Protestante, molto in generale, predica e insegna che la Salvezza/andare in Paradiso sia il semplice risultato di credere che Gesù sia il Figlio di Dio e loro Salvatore; una volta stabilito questo nel loro cuore devono recitare una breve "preghiera per la Salvezza" e, a questo punto, sono "salvati". Questo insegnamento deriva dalla dottrina di Martin Lutero ma è soltanto l’inizio del piano di salvezza per l’uomo. L'Essere salvati è un punto fondamentale nelle varie denominazioni protestanti, poiché i protestanti iniziano così la loro "vita cristiana"; alcuni dopo questa preghiera non iniziano per niente una vita nuova, una "vita cristiana"; ma continuano la loro vita di sempre, credendo di essere salvati e si sentono forti e sicuri di questo. Molte chiese protestanti predicano la dottrina del "una volta salvati, sempre salvati", ovvero, una volta che l'individuo è stato salvato, non potrà mai più perdere la Salvezza.
Per i musulmani, è davvero importante credere nell'unicità e perfezione di Dio. Il proposito della vita è vivere in modo da compiacere Allah per poter guadagnare il Paradiso. Si crede che nella pubertà si apra una conta dei debiti di ogni persona, che sarà usata nel giorno del Giudizio per determinare il suo destino eterno. Il Corano inoltre suggerisce la dottrina della predestinazione divina. Corano 4:49, 24:21, 57:22. Il Corano insegna la necessità di fede e di buone opere per ottenere la salvezza. Secondo la dottrina musulmana della salvezza i non credenti (kuffar, letteralmente "colui che rifiuta la verità") e i peccatori saranno condannati, ma il pentimento genuino dà come risultato il perdono di Allah e l'entrata al Paradiso al momento della morte.
I movimenti ascetici, predicano che la salvezza si raggiunge soltanto attraverso l’isolamento totale, e un percorso di meditazione assoluta fino a conformarsi con il soprannaturale. Quindi la salvezza è soltanto per pochi iniziati. La religione Sikh accentra l'attenzione sulla salvezza tramite la meditazione, ordinata e personale, nel nome e nel messaggio di Dio, al fine di essere in unione mistica con Lui. L'induismo, che insegna che siamo coinvolti nel ciclo di morte e di rinascita chiamato Samsara, insegna che si deve raggiungere la liberazione, chiamata moksha. Il buddismo spiega come raggiungere la salvezza attraverso il distacco dal mondo materiale e dal dolore per raggiungere il Nirvana, stato di estasi e illuminazione.
La Parola di Dio ci chiarisce immediatamente che il piano di salvezza per l’uomo è stato dichiarato dal Signore Gesù Cristo che ha annunziato il Regno di Dio a tutti gli uomini semplificandolo e rendendolo alla portata di tutti, sia fisicamente che mentalmente:
Matteo 11:25 - Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e gli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli.
Vogliamo fin d’ora asserire che la salvezza è solo in Gesù Cristo, il quale è l’unica via che porta al padre, (Giovanni 14:6). Ma nella salvezza, nel concetto specifico di salvezza non va inteso soltanto la destinazione del paradiso, quella è come dire la conclusione di un percorso virtuoso che comincia dal credere in Cristo e conoscerLo attraverso la Parola che ha creata ogni cosa, (Colossesi 1:16). Già lo stesso verbo credere nasconde aspetti che sfuggono alla maggior parte dei fedeli. L’azione di credere abbraccia tutta l’essenza e la profondità di Dio. La semplice preghiera di salvezza, (che non si trova scritta come raccomandazione in nessuna parte della Scrittura), non è altro che una invenzione umana, che possiamo anche in parte condividere, ma che serve solo a dare un ingresso, una spinta al credente che dinanzi alla radunanza confessa di essersi arreso a Cristo.
Matteo 1:21 - Ed ella (Maria) partorirà un figlio e tu gli porrai nome Gesù, perché Egli salverà il Suo popolo dai loro peccati.
Significato del termine salvezza
I termini che indicano la salvezza nella Bibbia sono soteria (G4991 - salvezza), soter (G4990 - salvatore) e sozô (G4982 - salvare); il corrispondente ebraico è yasa.
Nell'antichità, il significato classico di “sozô” era quello di rendere sano, guarire, salvare, preservare, salvare dalla morte, conservare in vita. Tutte azoni diciamo così, che rientrano nella sfera umana. E, se queste azioni si applicavano ad un aspetto prettamente terreno di una qualsiasi persona al quale si attribuiva il titolo di “soter – salvatore” (si vedano per lo scopo i filosofi come Epicuro; i governatori come Tolomeo IV e Nerone; i pagani nelle loro divinità come Zeus e Attis), la Parola di Dio ci presenta Cristo come agente di una salvezza umana e terrena, ma soprattutto spirituale ed eterna (Isaia 49:6-8 / Matteo 1:21 / Luca 1:47,67 / Luca 19:10 / I Timoteo 4:10 / Tito 3:4-6). L’attribuzione della qualità di salvatore deriva dunque dall’applicazione del senso del termine appena adesso elencato. Gesù non usò mai il nome “soter” per sé stesso, ma la gente di Samaria lo riconobbe come il Salvatore del mondo (Giovanni 4:42). Il nome stesso del Figlio di Dio, venuto sulla Terra, attesta questa realtà; esso corrisponde al greco Iêsous ed all'ebraico Yahashuà che significa YHWH Salva. L’arcangelo Gabriele non ebbe la necessità di dichiarare la qualità agente del Cristo quanto di dichiarare a Maria il motivo della Sua venuta in questo mondo, (Matteo 1:21). Gesù è il Salvatore che guarisce (Marco 5:34 e Marco 10:52), giustifica (Tito 2:13-14 e Tito 3:6-7), è capo della Chiesa (Efesini 5:23), libera e benedice (Filippesi 3:20, Tito 2:13).
Definiamo perciò la salvezza come la nuova vita in Cristo; uno stato di favore presso Dio che comporta la separazione dal peccato, la comunione con Lui e la vita eterna.
IL SACRIFICIO DI CRISTO: il fondamento per la salvezza
Uno dei tanti passi della Scrittura che illustra l'opera di Cristo sulla Croce è:
Ebrei 9:11-14 - Ma venuto Cristo, sommo sacerdote dei futuri beni, egli, attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto da mano d’uomo, cioè, non di questa creazione, è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna. Infatti, se il sangue di capri, di tori e la cenere di una giovenca sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano, in modo da procurar la purezza della carne, quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offrì sé stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente!
Con la Sua morte e risurrezione, Cristo Gesù ha compiuto l'opera che è sufficiente a salvare l'uomo dal peccato e dalla morte eterna. Quest'opera salvifica è perfetta ed è a disposizione di tutti, non solo di pochi eletti perché:
I Timoteo 2:4 - Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità.
Vogliamo perciò analizzare, alla luce della Scrittura, ciò che Cristo ha guadagnato per l'umanità morendo sulla croce e risuscitando.
Espiazione - Copertura
Espiare significa letteralmente “coprire”; dà il senso di coprire il peccato alla vista di Dio affinché esso non provochi la Sua ira (Levitico 4:13-21). Nel momento in cui il sangue dell'animale veniva posto sull'altare, l'israelita realizzava la realtà di Esodo 12:14. Perciò il peccato non veniva solo coperto, ma cancellato, rimosso, gettato dietro alle spalle (Geremia 18:23 / Isaia 6:7 / Isaia 38:17 / Isaia 43:25), ma soprattutto perdonato (Salmo 78:38).
La morte di Cristo, uomo perfetto e Dio incarnato, fu espiatoria perché servì per la rimozione del peccato dell'intera umanità (Ebrei 2:17 / Ebrei 9:13-14); Egli stesso divenne peccato per noi (II Corinzi 5:21 /I Pietro 2:24). Con la Sua morte Cristo ha reso possibile la purificazione totale dal peccato per chiunque, in ogni parte del mondo, lo invochi.
La propiziazione - Avvicinamento
Propiziazione deriva dal latino e significa “avvicinare”. E il sacrificio di Cristo ha propiziato, ha reso favorevole, ha avvicinato l'uomo peccatore a Dio. La morte di Cristo ha stornato l'ira di Dio nei riguardi del peccatore penitente (Romani 3:25 / I Giovanni 2:2 / I Giovanni 4:10). È utile confrontare quest'aspetto dell'opera di Gesù con quello che era il propiziatorio dell'Antico Testamento (Esodo 25:16-22), per apprezzarne ancora di più il valore.
La sostituzione - Cambiamento
I sacrifici dell'Antico Testamento erano sostitutivi per natura: l'animale moriva al posto del peccatore (Levitico 4). In Isaia 53 quest'aspetto assume il suo più alto significato: Cristo porta la pena spettante ad altri, ha sostituito noi soffrendo e morendo al posto nostro
Isaia 53:4-5,11 - Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e grazie alle sue ferite noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti... Egli vedrà il frutto del suo tormento interiore, e ne sarà saziato; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità.
Egli è morto in vece nostra, prese il castigo spettante a noi affinché potessimo sfuggire ad esso. Il Nuovo Testamento conferma questa preziosa verità (II Corinzi 5:21 / I Pietro 2:24)
La redenzione - Riacquistare
Redimere significa letteralmente ricomprare pagando un prezzo. Uno dei titoli più citati del Signore Gesù è Redentore e talvolta l'intera Sua opera viene definita la Redenzione (Matteo 20:28 / Galati 3:13 – 4:5 / Tito 2:14 / I Pietro 1:18 / Apocalisse 5:9 – Apocalisse 14:3-4). Ci sono delle descrizioni interessanti riguardo alla redenzione; una la spiega nella prospettiva dell'Antico Testamento (Levitico 25:47-49), mentre Gesù, nella Sua predicazione riprendeva il concetto del Salmo 49:7-9 (Marco 8:36-37). Il Nuovo Testamento rimarca il concetto (I Corinzi 6:19-20 / I Pietro 1:18).
Riconciliazione - Trasformazione
Per riconciliazione s'intende il mutamento di un rapporto d'inimicizia in uno d'amicizia. Secondo le Scritture è Dio, la parte offesa, che prende l'iniziativa di riconciliare a sé l'umanità; è Lui che ordina i sacrifici espiatori, è Lui che manda il Suo Figliuolo come sacrificio espiatorio. Mentre eravamo nemici di Dio siamo stati riconciliati per mezzo della morte di Cristo (Romani 5:10 / II Corinzi 5:18-19 / Colossesi 1:21).
Quest'atto di riconciliazione è un'opera completa, sicché agli occhi di Dio tutto il mondo è già riconciliato. Il problema allora è nell’uomo che deve desiderare questa riconciliazione che è stata messa alla portata di tutti. Tutti gli ostacoli possibili ed immaginabili sono stati rimossi. Rimane soltanto che i credenti la proclamino e i peccatori la ricevano.
LA CONVERSIONE:
Cristo ha provveduto agli uomini una salvezza perfetta. L'opera si è compiuta al Calvario ed alla risurrezione, il fondamento è stato posto 2000 anni fa, una volta e per sempre. Chiunque vuole può beneficiare di quest'opera grandiosa.
Ora, dopo aver esaminato l'opera in sé, ne vedremo due aspetti importanti: il primo corrisponde alle condizioni per la salvezza. Anche se Dio vuole che tutti siano salvati (I Timoteo 2:4), non costringe nessuno ad accettarlo come Salvatore. C'è bisogno che si creino le condizioni per la conversione, periodo nel quale il peccatore volge i suoi passi a Dio (Atti 3:19 / I Pietro 2:25).
Il ravvedimento
Il ravvedimento è il dolore per il peccato, risultato dell'opera dello Spirito Santo, con lo sforzo sincero di abbandonarlo. Traduce il greco metànoia che la versione Cattolica (CEI) traduce erroneamente con fare penitenza. In Atti 2:38 leggiamo la risposta storica che l’Apostolo Pietro diede a chi gli chiedeva cosa fare per essere salvato:
Atti 2:38 – Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato nelle acque nel nome del Signore gesù e voi riceverete il dono dello Spirito Santo.
Il termine greco usato per ravvedimento discende dalla metanoia che abbiamo visto prima: G3340 metanoeò, che significa letteralmente “cambiare la propria mente”, “pensare in un modo diverso”. E dunque il ravvedimento costituisce una opera che richiede l’innesco della volontà dell’uomo. E’ una tua scelta personale. Devi volerlo, devi dichiararlo. In questo senso può anche essere accolta la “preghiera di salvezza” come dichiarazione ufficiale del credente di accettare il Signore dichiarando di volerlo seguire, ma bisogna pure che il credente compia dei passi in avanti rispetto alla semplice preghiera di salvezza. Se non vi è un cambiamento vero non vi è un vero ravvedimento.
Il vero ravvedimento è costituito da tre aspetti: intellettuale, emotivo e pratico.
Facciamo un esempio:
a) Un viaggiatore apprende di trovarsi su un treno che non va verso la località alla quale egli è diretto; questa conoscenza corrisponde all'elemento intellettuale: attraverso la Parola di Dio una persona apprende di non trovarsi in regola con Dio (Romani 3:20).
b) Il viaggiatore è preoccupato di questa scoperta, è dispiaciuto e spaventato. Questo illustra il lato emotivo del ravvedimento, che è il dolore per aver offeso Dio (II Corinzi 7:9-10).
c) Il viaggiatore lascia il treno alla prima opportunità e prende il treno giusto. Questo illustra il lato pratico del ravvedimento (Atti 2:38 / Romani 2:4). Il risultato è che ora il peccatore porta dei frutti degni del ravvedimento (Marco 3:8).
Bisogna dunque conoscere lo stato nel quale ci troviamo, e questo viene soltanto attraverso la Parola di Dio, che apre i cuori e rende ogni essere pronto a comprendere e ad avere fede. Bisogna provare pentimento per quello che si è fatto, e bisogna cercare di lasciare quel treno che ci sta conducendo in un luogo sbagliato.
La fede
La fede, nel senso biblico di credere, confidare, è una condizione necessaria per la salvezza (Ebrei 11:6). Significa credere nella verità dell'Evangelo ed accettarla come regola di vita.
La fede intellettuale non è sufficiente per la salvezza (Giacomo 2:19); una persona può dare all'Evangelo il Suo assenso mentale, ma escluderlo dalla propria vita. Perciò è necessaria la fede del cuore (Romani 10:9).
Per produrre tale fede c'è bisogno dello Spirito Santo in cooperazione con la Parola (Romani 10:17 / Ebrei 12:25). Una persona convertita cerca di obbedire alla Parola. Molto spesso verrà meno, ma sarà sempre nel tentativo di rialzarsi prontamente e di lasciare lo sbaglio commesso (Romani 16:19 / II Corinzi 9:13 / I Pietro 1:22).
LA NUOVA NASCITA: i Battesimi
Giovanni 3:3 - In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio
II Corinti 5:17 - Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove
I termini CONVERSIONE e NUOVA NASCITA possono essere sinonimi. Se noi li distinguiamo è per comodità di studio, ma non si deve commettere l'errore di scindere l'elemento umano dall'elemento divino nell'esperienza della salvezza.
Perciò, dopo aver stabilito biblicamente le condizioni umane necessarie per sperimentare la salvezza dell'anima, vogliamo approfondire la realtà dell'esperienza stessa: cosa succede realmente quando una persona accetta Cristo nella propria vita come suo personale Salvatore?
L'esperienza del ravvedimento è emblematica, è il segno esteriore di una trasformazione interiore e divina; e quest'opera di salvezza comprende tre momenti che il peccatore pentito sperimenta simultaneamente nell'attimo stesso in cui Cristo lo salva:
La giustificazione
La giustificazione è un atto della gratuita grazia di Dio, per il quale Egli perdona tutti i nostri peccati e ci accetta come giusti ai Suoi occhi unicamente per la giustizia di Cristo. Perciò non diventiamo giusti da noi stessi, ma ci viene imputata la giustizia di un Altro e ciò si riceve per SOLA FEDE.
La giustificazione è un mutamento di posizione: prima il peccatore era condannato, ora il credente si trova nella posizione di giusto davanti a Dio. Abbiamo detto che questa giustizia non diviene propria dell'uomo, ma all'uomo viene imputata la giustizia di Cristo (Romani 8:28-30). La fonte della giustificazione è la grazia, il mezzo per riceverla è la sola fede (Romani 3:21-24 / Romani 5:1-2).
Nonostante il suo passato peccaminoso e la sua presente imperfezione, il credente ha una posizione sicura davanti a Dio, quella di giustificato; la sua colpa è cancellata (Romani 4:7-8), e niente può contraddire questo verdetto di Dio (Romani 8:33-34).
La rigenerazione
La rigenerazione indica quell'atto per il quale Dio pone il principio della vita nuova nell'uomo, operando una trasformazione spirituale: ciò a cui Gesù si riferiva parlando a Nicodemo
“Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio». Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?»” (Giovanni 3:3-4)
Il Novo Testamento descrive la rigenerazione mediante cinque immagini:
Nuova nascita (Giovanni 3:7-8 / I Giovanni 5:1)
Purificazione (Tito 3:5)
Vivificazione (Colossesi 3:10)
Creazione (II Corinzi 5:17 / Efesini 2:8-10)
Resurrezione (Colossesi 3:1 / Efesini 2:5-6)
L'uomo ha necessità di essere rigenerato a causa della sua corruzione e della sua incapacità ed impossibilità di porvi rimedio (I Corinzi 2:14 / Efesini 2:1-3).
Lo Spirito Santo è l'Autore di questo miracolo (Giovanni 1:12-13 – 3:6); Egli utilizza la Parola di Dio (Giacomo 1:18 / I Pietro 1:23).
Ma il credente che si converte deve anche compiere un passo in avanti che è sempre frutto della propria decisione personale: il battesimo nelle acque. Nel testo biblico notiamo che il battesimo nelle acque era quasi una sorta di prosecuzione della conversione, come se fosse quasi un momento unico. Nelle chiese moderne, la necessità logistica ha molto spesso prevalso sulle abitudini bibliche, per cui oggi si battezzano soltanto le persone che hanno compiuto studi particolari o hanno fatto voti particolari, senza considerare che non era così dal principio. Inoltre, ma non ultimo, il battesimo nelle acque deve essere ministrato per immersione totale, (baptizo – immergo), e invocando il nome di Gesù Cristo il Signore come fu espressamente compiuto da tutti gli apostoli.
La santificazione
La santificazione è l'opera progressiva dello Spirito Santo che riproduce il carattere di Cristo nel credente (Galati 3:3 / Efesini 4:22-24). Bisogna distinguere la santità che è lo scopo della santificazione (I Tessalonicesi 3:12-13) dalla santificazione stessa che, come già detto, è il processo di maturazione operato dallo Spirito Santo nel credente (Romani 6:19,22 / Ebrei 12:14).
La santificazione si realizza nella misura della comunione con Cristo (Giovanni 15:4 / Galati 2:20); è ovvio perciò che per quest'opera divina è richiesta la cooperazione del credente che si studia di mortificare il vecchio uomo (cfr. Colossesi 3:9-10), di separarsi dal male e, soprattutto, perseguire il bene (Giacomo 4:17).
Per compiere la santificazione lo Spirito Santo utilizza la Parola di Dio (Giovanni 17.17 / Salmo 119:9 / Giacomo 1:22-25) e il sangue di Cristo (Ebrei 13:12 – 10:10,14 / I Giovanni 1:7).
In ultima analisi, la santificazione non è sinonimo di perfezione sulla terra, in quanto il carattere del credente è perfettibile e sarà perfetto nella gloria del cielo (Filippesi 3:13-14).
“preghi per me??” sembra una richiesta crescente in questo periodo ….come crescenti sono i vari gruppi sui social che si prefiggono l’obbiettivo di portare avanti e di sostenere le varie richieste di preghiere .
Nell’uomo l’intervento del soprannaturale risulta essere intrinseco alla propria natura nei momenti di particolare necessità materiale , laddove le vie “umane” hanno vista preclusa qualunque forma di risoluzione al problema, e l’uomo cosi si riscopre “religioso” avente bisogno di un aiuto soprannaturale ; ciò è spiegato dal fatto che Dio ha celato nell’uomo il concetto di eternità ed esso ne ricerca l’esistenza laddove la razionalità e la logica, la scienza umana vengono ad essere inefficaci:
Ecclesiaste 3:11 Egli ha fatta ogni cosa bella nella sua stagione: ha eziandio posto l'eternità nel cuor degli uomini, senza che però l'uomo possa giammai rinvenir l'opere che Iddio ha fatte, da capo al fine.
Nell’eternita’ altresi e’ celata l’intera opera creativa di Dio, ecco spiegato perche’ l’uomo trae questo sentimento dal tesoro del suo cuore ,poiche’ attraverso questa richiesta esso palesa, manifesta in modo introspettivo la ricerca di Dio nella propria vita ed altresi rende pubblico la sua necessita’ di essere aiutato da Dio.
Uno dei versi biblici che piu’ viene utilizzato al fine di giustificare il ricorso alla preghiera e la sua efficacia da parte dei credenti e’ :
Giacomo 5:16 Confessate i falli gli uni agli altri, ed orate gli uni per gli altri, acciocchè siate sanati; molto può l'orazione del giusto, fatta con efficacia.
Ma bisogna pero’ precisare che non viene preso l’intero verso per esteso ma soltanto la parte finale ovvero…..molto puo’ la preghiera del giusto fatta con efficacia.
E’ bene chiarire che la preghiera ,come dichiarato precedentemente ,e’: “ l’espressione di un cuore che si arrende a Dio” per espressione intendiamo qualificare un sentimento ,ed e’ proprio il cuore il centro dei sentimenti ,dal cuore nasce la preghiera …….
Qui gia’ potremmo cominciare a delineare dei punti base molto importanti che ci fanno comprendere la grande differenza tra le preghiere,nate dal cuore e le preghiere nate dalla mente che si e’ ritrovata nella logica della materialita’ a dover fronteggiare una situazione inaspettata che non trova risoluzione nella logica umana ,ho un problema ,non riesco a risolverlo che faccio?? Prego come chiave risolutiva del problema … ed e’ scritto:
Giacomo 4:3 Voi domandate, e non ricevete; perciocchè domandate male, per ispender ne' vostri piaceri.
Poiche’ la preghiera siffatta non procede da una goccia d’amore ma da un bisogno materiale…qualunque esso sia …..
Abbiamo inizialmente citato il verso contenuto in Giacomo 5:16 ed esordisce confessate i falli gli uni agli altri ………sembra strano …..ma se riflettiamo lo Spirito di Dio gia’ comincia a condurci in un campo dove viene ad essere manifestata la nostra natura peccaminosa ,avida,altezzosa dove viee richiestoci in maniera celata di riconoscerci peccatori ,di riappacificarci con tutti secondo come e’ scritto
Ebrei 12:14 Procacciate pace con tutti, e la santificazione, senza la quale niuno vedrà il Signore.
In poche’ parole ci sta conducendo alla fase iniziale della vita del cristiano ..ovvero al ravvedimento ,pentimento alla forma primordiale di “AMORE” ….ed e’ intrinseco che tale concetto e’ espresso in maniera chiara a quanti accettano di fare la sua volonta’ ….si “piegano” sotto la mano di Dio ….ovvero attraverso un’avversita’ materiale io giungo alla Conoscenza della Verita’ cioe’ Cristo ,ascolto la sua voce preoveniente dal mio cuore dal mio interiore ,riconosco la supremazia di Dio e reputo necessario ed indispensabile il suo aiuto comincio a lasciarmi condurre dalle sue Parole……
Anche qui denotiamo il piano della salvezza di Dio manifestato attraverso il suo volere:
Giovanni 3:15 acciocchè chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Giovanni 3:16 Perciocchè Iddio ha tanto amato il mondo, ch'egli ha dato il suo unigenito Figliuolo, acciocchè chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Ed il nocciolo e’ sempe li’….credere …se non credo come otterrò??
Quindi condizione essenziale prima di pregare o di richiedere preghiera e’ :
ü CREDERE!!
Ora entriamo piu’ dettagliatamente all’interno della preghiera:
nel libro degli atti e’ scritto ATTI 20:35 In ogni cosa vi ho mostrato che affaticandosi, si convengono così sopportar gl'infermi; e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il qual disse che più felice cosa è il dare che il ricevere.
Gesu’ ha donato se stesso per la nostra salvezza, non ha riguardato a sofferenze a privazioni ,non ha rifiutato la morte per noi ….e questo perche’?? per “AMORE”
ü Giovanni 15:13 Niuno ha maggiore amor di questo: di metter la vita sua per i suoi amici.
Gesu’ e’ la manifestazione tangibile dell’amore di Dio verso gli uomini!!
Egli e’ sempre li ad affaccendarsi affinche’ venga mostrato l’amore di Dio attraverso il contatto col prossimo soccorre quanti sono in difficolta’ ,ascolta il grido del popolo ,e non si trae indietro dall’amare…..quando Lui prega non escono parole dalle sue labbra ma amore puro!!!e la preghiera appunto esterna il sentimento che e’ riposto nel suo cuore ovvero l’amore verso il prossimo…..
ü Giovanni 14:21 Chi ha i miei comandamenti, e li osserva, esso è quel che mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio; ed io ancora l'amerò, e me gli manifesterò.
ü Giovanni 17:26 Ed io ho loro fatto conoscere il tuo nome, e lo farò conoscere ancora, acciocchè l'amore, del quale tu mi hai amato, sia in loro, ed io in loro.
Cosi abbiamo delineato ancora un punto fondamentale della preghiera …ovvero:
ü PREGARE PER AMORE, PREGARE CON AMORE !!
Quindi per pregare devo Credere ,ed amare!! Credere in Dio amare Dio ed amare il prossimo …..
ü Matteo 19:19 Onora tuo padre e tua madre, ed ama il tuo prossimo come te stesso.
ü Matteo 22:37 Gesù gli disse: Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l'anima tua, e con tutta la mente tua
ü Matteo 22:39 E il secondo, simile ad esso, è: Ama il tuo prossimo come te stesso.
Ma chi e’ il mio prossimo??......un fratello in Cristo ?? anche, ma non solo poiche’ e’ scritto:
ü Matteo 5:46 Perciocchè, se voi amate coloro che vi amano, che premio ne avrete? non fanno ancora i pubblicani lo stesso?
Ebbene e’ facile amare un “fratello “ ma una persona che non si conosce?? Un estraneo??
Nel verso iniziale abbiamo letto che Iddio ha tanto amato il mondo ….non solo i “Fatelli”
E se Dio e’ amore (1Gv 4:8) questo amore deve essere in noi ……
ü 1 Giovanni 4 :7-13 DILETTI, amiamoci gli uni gli altri; perciocchè la carità è da Dio; e chiunque ama è nato da Dio, e conosce Iddio. 8 Chi non ama non ha conosciuto Iddio; poichè Iddio è carità. 9 In questo si è manifestata la carità di Dio inverso noi: che Iddio ha mandato il suo Unigenito nel mondo, acciocchè per lui viviamo. 10 In questo è la carità: non che noi abbiamo amato Iddio, ma ch'egli ha amati noi, ed ha mandato il suo Figliuolo, per esser purgamento de' nostri peccati. 11 Diletti, se Iddio ci ha così amati, ancor noi ci dobbiamo amar gli uni gli altri. 12 Niuno vide giammai Iddio; se noi ci amiamo gli uni gli altri, Iddio dimora in noi, e la sua carità è compiuta in noi. 13 Per questo conosciamo che dimoriamo in lui, ed egli in noi: perciocchè egli ci ha donato del suo Spirito.
Gesu’ stesso ci da’ un esempio meraviglioso sulla croce ,in agonia ,prima della morte egli cosa fa’?? prega con amore….
ü Luca 23:34 E Gesù diceva: Padre, perdona loro, perciocchè non sanno quel che fanno. Poi, avendo fatte delle parti de' suoi vestimenti, trassero le sorti.
Questo deve essere l’atteggiamento di un figlio di Dio ..pregare per amore ,non pregare per ricevere ma pregare per amare ,pregare manifestando il seme d’amore che e’ stato posto nel nostro cuore da Dio
Mose’ servo di Dio prego’ per il popolo ribelle poiche’ amava quel popolo ….
ü Esodo 32:10 Ora dunque, lasciami fare, e l'ira mia si accenderà contro a loro, e io li consumerò; e io ti farò diventare una gran nazione. 11 Ma Mosè supplicò al Signore Iddio suo, e disse: Perchè si accenderebbe, o Signore, l'ira tua contro al tuo popolo, che tu hai tratto fuor del paese di Egitto, con gran forza e con possente mano? 12 Perchè direbbero gli Egizj: Egli li ha tratti fuori per male, per farli morir su per que' monti, e per consumarli d'in su la terra? Racqueta il tuo cruccio acceso, e pentiti di questo male inverso il tuo popolo. 13 Ricordati di Abrahamo, d'Isacco e d'Israele, tuoi servitori, ai quali tu giurasti per te stesso; ed a' quali dicesti: Io moltiplicherò la vostra progenie, come le stelle del cielo; e darò alla vostra progenie tutto questo paese, del quale io ho parlato, acciocchè lo possegga in perpetuo. 14 E il Signore si pentì del male che avea detto di fare al suo popolo.
Ora perche’ preghi??.....e soprattutto ogni richiesta di preghiera e’ lecita??
Vostro conservo in Cristo Pastore Paolo Marasa’
Il "Santo Rosario" è una catena di 15 serie di piccole perle, ogni serie separata dalla successiva da una perla di maggiori dimensioni.
Alla fine di questa catena c'è una medaglia che porta l'effigie di Maria, poi c'è una catenella più corta ed infine, un crocifisso.
Il Rosario è strettamente connesso all'adorazione di Maria; infatti le perle servono per contare le preghiere.
Vediamo alcune notizie da : The Catholic Encyclopedia volume 13, pagina 185, articolo "Rosary":
"In quasi tutte le nazioni incontriamo qualcosa di simile, allo scopo di contare le preghiere.... nell'antica Ninive....per secoli tra i Musulmani una collana di 33,66 o 99 perle è stata usata per contare i nomi di Allah...Marco Polo, nel tredicesimo secolo fu sorpreso che il re di Malabar usasse un rosario di pietre preziose per contare le sue preghiere...San Francesco Saverio ed i suoi compagni furono meravigliati di vedere che i rosari erano universalmente familiari ai Buddisti Giapponesi.... "
Tra i Fenici veniva usato un rosario per contare le preghiere ad Astarte, la Dea Madre, all'incirca verso l'800 A.C. (Seymour- The Cross in Tradition, History and Art- pag.21 )
Nel Bramanesimo si è sempre usato un rosario con decine e centinaia di perle. Gli adoratori di Visnù danno ai loro figli rosari di 108 perle. Un rosario simile è adoperato dai Buddisti in Cina e Tibet. Gli adoratori di Shiva usano un rosario sul quale ripetono, se possibile, tutti i 1.008 nomi di questa divinità ( Encyclopedy of Religions- vol.3 - pagine 203-205 )
la preghiera più spesso ripetuta, mediante il Rosario, è l'"Ave Maria" della quale The Catholic Encyclopedia dice:
" Non esiste traccia, seppur minima, dell'Ave Maria quale preghiera di accettata formula devozionale prima dell'anno 1050 " (vol.7 pag.111, articolo " Hail Mary" )
la completa recitazione del Rosario consta di 53 Ave Maria, 6 Padre Nostro, 5 Misteri, 5 Meditazioni, 5 Gloria Padre, ed 1 Credo. Si noti come l'Ave Maria sia ripetuta quasi 9 volte più frequentemente rispetto al Padre Nostro.
Una preghiera composta da uomini e rivolta a Maria è dunque più importante di una preghiera insegnata da Gesù Cristo e rivolta a Dio? Gli adoratori della dea Diana, in Efeso, ripetevano più e più volte, una frase religiosa: Atti 19:34 ... si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: «Grande è l'Artèmide degli Efesini!».
ma Gesù ebbe da dire, a riguardo delle preghiere ripetute, che sono una pratica PAGANA.
Matteo 6:7-9 7 Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. 8 Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. 9 Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli,.... Quindi, in questo passo, ecco che Gesù avvisa chiaramente i suoi seguaci di NON RECITARE una preghiera più e più volte, ed inoltre avvisa di pregare il Padre.
Fratello Sebastiano Russo
L’Apostolo Paolo scrive nella lettera ai Filippesi : 4:6” Non siate con ansietà solleciti di cosa alcuna; ma sieno in ogni cosa le vostre richieste notificate a Dio, per l'orazione e per la preghiera, con ringraziamento”,
evidenziando in modo inequivocabile il modus operandi da porre in essere durante la preghiera ;or bene noi sappiamo gia’ che la preghiera non deve essere fatta in maniera ripetitiva ,con molteplici parole ripetute a memoria ,quasi in modo meccanico come descritto in:
Matteo 6:7 Ora, quando farete orazione, non usate soverchie dicerie, come i pagani; perciocchè pensano di essere esauditi per la moltitudine delle lor parole.
Ed altresì possiamo evincere quale potrebbe essere una delle posture da tenersi in preghiera; poiche’ attraverso essa entriamo in contatto con Dio ,non dimenticando che la preghiera non e’ un atto materiale ma bensì un atto di fede che ci trasporta nel mondo della creatura spirituale, pertanto essendo a stretto contatto con il Creatore padrone di ogni cosa troviamo scritto che le “ ginocchia si pegano”…
Isaia 45:23 Io ho giurato per me stesso, una parola è uscita della mia bocca, in giustizia, e non sarà revocata: Che ogni ginocchio si piegherà davanti a me, ed ogni lingua giurerà per me.
Romani 11:4 Ma, che gli disse la voce divina? Io mi son riserbato settemila uomini, che non han piegato il ginocchio all'idolo di Baal.
Romani 14:11 Perciocchè egli è scritto: Come io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me, ed ogni lingua darà gloria a Dio.
Filippesi 2:10 acciocchè nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature celesti, e terrestri, e sotterranee;
abbiamo cosi gia’ deliniato 3 aspetti fondamentali da tenersi in “preghiera”….ovvero
1) Non essere in ansia …ovvero dobbiamo presentare la nostra fede e la nostra certezza in Dio
2) Non ripetere meccanicamente parole sopra parole ….ma lasciare agire il cuore centro dei sentimenti .
3) Presentarsi a Dio in ginocchio come segno di umiliazione benche’ non consite in una regola fissa .
Mi piace sempre portare un esempio : se acquisto un bacio Perugina per mia moglie ella sara’ di un cosi dolce pensiero …ma il bigliettino che trovera’ all’interno del dolcetto benche’ sara’ molto romantico non esprimera’ il mio vero sentimento ,ma portera’ l’espressione di un sentimento altrui …non il mio” ..io sostengo che :
La preghiera e’ l’espressione di un cuore che si arrende a Dio e si apre ad Esso ed offre il meglio a DIo….
Bene, avendo ora elencato questi tre aspetti vogliamo tornare al verso contenuto nella lettera ai Filippesi che ci esprime ancora dei termini molto importanti da vagliare ,ovvero:
“ sieno notificate le vostre richieste a Dio …” il termine notificare significa appunto “comunicare in via ufficiale e in modo formale un fatto all’autorità interessata”….quindi attraverso la notifica io rendo ufficiale la mia “preghiera “ ; la notifica implica la trascrizione della comunicazione da effettuare ed e’ strano pensare di scrivere a Dio …..ma noi abbiamo mai provato a fare cio’…. Scusatemi ma se lo Spirito di Dio non avesse spinto i Santi uomini che ci hanno preceduto a scrivere la Bibbia ,cosa avremmo ricevuto noi??..e’ solo un punto di riflessione ma che mi lascia molto a riflettere…ella tradizione ebraica viene scritta una richiesta a Dio il foglio in cui e’ fatta la richiesta in modo simbolico come odore accettevole a Dio …. Abbiamo cosi aggiunto un quarto tassello ai 3 precedentemente estrapolati
4) Scrivere notificare le mie richieste a Dio ….
Ma ancora trovo scritto ; di notificare con orazione e preghiera ,due termini che apparentemente sembrano uguali ,ma che nascondono delle diversita’ enormi ….
• orazióne s. f. dal lat. oratio -onis che significava discorso……ovvero io parlo con Dio …esprimo i miei sentimenti le mie senzazioni ..appunto come se parlassi con un’amico …in tono solenne posso parlare anche rivolgendomi ad un’assemblea …e questo ci dara’ spunto per il prosequio del trattato
• preghièra s. f. [dal provenz. preguiera (lat. pop. *precaria, sostantivazione femm. dell’agg. precarius «ottenuto con preghiere; precario»: v. precario1)]. – L’atto del pregare, le parole con cui si prega, secondo i sign. fondamentali del verbo. 1. Richiesta fatta a qualcuno con atteggiamento di umiltà, di sottomissione.
Ed ancora possiamo delineare due diverse formulazioni dell’approccio con Dio ,una in forma molto privata confidenziale poiche’ di fatto Dio e’ nostro amico ,
Giovanni 15:15 Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio.
……Un’altra che ci porta alla realta’ ovvero che benche’ egli e’ sempre nostro “amico “ e’ l’Eterno …..Egli decide e noi ci presentiamo a Lui in profonda umiliazione …..
Ma in ogni caso non dobbiamo mai dubitare del suo aiuto ,talche’ l’apostolo Paolo scrive ….” Con ringraziamento”. …..
A questo punto abbiamo gia trovato quattro punti fondamentali da ottemperare durante la preghiera e due differenti approcci a Dio ……potremmo citare molti versi a supporto di quanto precedentemente detto ma il nostro intento e’ quello di scoprire quello che la Parola ci dice …..
Gesu’ ci mostra che Egli pregava in publico - Mt 11:25- , in privato- Mt 14:23- ed ancora possiamo notare come egli attraverso preghiera interceda in favore di quanti hanno bisogno- Lu22:32- differenziando di fatto la tipologia di preghiera a secondo delle “esigenze” …sembrera’ strano quello che abbiamo appena espresso ,ma in maniera molto grossolana possiamo dire che esistono diverse tipologie di preghiera …..privata ,publica,di intercessione di umiliazione ecc.ecc.
Gesu’ stesso Dice:
Giovanni 15:16Voi non avete eletto me, ma io ho eletti voi; e vi ho costituiti, acciocchè andiate, e portiate frutto, e il vostro frutto sia permanente; acciocchè qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome, egli ve la dia.
Marco 11:24 Perciò io vi dico: Tutte le cose che voi domanderete pregando, crediate che le riceverete, e voi le otterrete.
Ma altresi e’ sottolineato il fatto che non sappiamo chiedere :
Giacomo 4:3 domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri.
Visto cio’ dobbiamo per forza di causa maggiore delineare dei punti importanti ;come detto precedentemente La preghiera e’ l’espressione di un cuore che si arrende a Dio e si apre ad Esso ed offre il meglio a DIo….
Pertanto deve portare la purezza e la mitezza di Dio non puo arrogare in se pretese o “favori “ personali atti al raggiungimento di un fine privato,attraverso una richiesta non conforme all’insegnamento Biblico ,esempio “FAMMI DIVENIRE RICCO” o “PROVVEDIMI UNA FERRARI” …..ma come descritto in Luca 12:24 una preghiera deve essere ripiena di certezza e di tesori in Cristo.
Si possono fare diverse preghiere e vogliamo subito cominciare a descriverne alcuni tipi :
preghiera nel segreto:
Matteo 6:6 Ma tu, quando farai orazione, entra nella tua cameretta, e serra il tuo uscio, e fa' orazione al Padre tuo, che è in segreto; e il Padre tuo, che riguarda in segreto, ti renderà la tua retribuzione in palese.
1Samuele 15 v16-29 (Dio rivela a Samuele la disobbedienza di Saulle)
Deuteronomio 9:25 Io mi gittai adunque in terra davanti al Signore, per que' quaranta giorni, e quelle quaranta notti, che io stetti così prostrato…..
Preghiera di notte:
1Tessalonicesi 3:10 Pregando intentissimamente, notte e giorno, di poter vedere la vostra faccia, e compier le cose che mancano ancora alla fede vostra.
Genesi 15:5 Poi lo menò fuori, e gli disse: Riguarda ora verso il cielo, ed annovera le stelle, se pur tu le puoi annoverare. Poi gli disse: Così sarà la tua progenie. 6 Ed esso credette al Signore; e il Signore gl'imputò ciò a giustizia.
1 Samuele 15:11 Io mi pento d'aver costituito re Saulle; perciocchè egli si è rivolto indietro da me, e non ha messe ad esecuzione le mie parole. E Samuele ne fu molto cruccioso, e gridò al Signore tutta quella notte
Preghiera per i nemici:
Matteo 5:44 Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano
Luca 23:34E Gesù diceva: Padre, perdona loro, perciocchè non sanno quel che fanno. Poi, avendo fatte delle parti de' suoi vestimenti, trassero le sorti.
Preghiera d’intercessione
Genesi 4:23 Abraamo gli si avvicinò e disse: «Farai dunque perire il giusto insieme con l'empio? 24 Forse ci sono cinquanta giusti nella città; davvero farai perire anche quelli? Non perdonerai a quel luogo per amore dei cinquanta giusti che vi sono
Tessalonicesi 5:25Fratelli, pregate per noi.
2Tessalonicesi 3:1 NEL rimanente, fratelli, pregate per noi, acciocchè la parola del Signore corra, e sia glorificata, come fra voi.
Preghiera per la chiesa
1 samuele 12:23 Quanto a me, lungi da me il peccare contro il SIGNORE cessando di pregare per voi! Anzi, io vi mostrerò la buona e diritta via.
Luca 10:2Diceva loro adunque: Bene è la ricolta grande, ma gli operai son pochi; pregate adunque il Signor della ricolta che spinga degli operai nella sua ricolta.
La preghiera in oltre puo’ essere richiesta …….
1 Samuele 7: 8 e dissero a Samuele: «Non cessare di pregare per noi il SIGNORE, il nostro Dio, affinché ci liberi dalle mani dei Filistei».
Ebrei 13:18 Pregate per noi; perciocchè noi ci confidiamo d'aver buona coscienza, desiderando di condurci onestamente in ogni cosa.
Puo’ ella essere esaudita o non esaudita
Esodo 15: 25 Egli gridò al SIGNORE; e il SIGNORE gli mostrò un legno. Mosè lo gettò nell'acqua, e l'acqua divenne dolce…….
Deuteronomio 1:45 Voi tornaste e piangeste davanti al SIGNORE, ma il SIGNORE non diede ascolto alla vostra voce e non vi porse orecchio.
Abbiamo cosi fatto un buon resoconto sui vari tipi di preghiera che benche’ provenienti tutte dal cuore hanno scopi ed obbiettivi ben precisi ….immaginate se tornando dal deserto ..assetati al posto di chiedere acqua fresca ….chiediate una bevanda calda o peggio del sale ……certo chi vi sta di fronte sa’ che volete dell’acqua ma la vostra richiesta sarebbe opposta alla sua volonta di dissetarvi …cosi avviene un po’ con noi quando andiamo ai piedi del Signore per chiedere e non sappiamo cosa chiedere ne come chiedere ……certo ci sarebbe tanto da dire basta leggere la Parola e vediamo che quando si presentavano davanti a lui prima di formulare ogni richiesta ..si prostavano ed adoravano …. Ma ancora miglior cosa e’ chiedere a Dio cio’ che chiesero i discepoli:
Luca 11:1 ED avvenne che, essendo egli in un certo luogo, orando, come fu restato, alcuno de' suoi discepoli gli disse: Signore, insegnaci ad orare, siccome, ancora Giovanni ha insegnato a' suoi discepoli.
Argomento che da sempre crea non pochi problemi e imbarazzi fra il popolo del Signore, ma che pure ha la sua grande importanza, facendo parte della creazione di Dio.
1. INTRODUZIONE
Abbiamo cominciato a gestire l’Opera Jeshua di Capaci soltanto da 4 anni. E, anche se potrebbero sembrare pochi, in realtà, in questo breve lasso di tempo, ho ascoltato tantissimi problemi di chi frequenta la Chiesa e, devo dire, questi sembrano avere una radice comune: la rottura del legame di coppia e l’abuso della sessualità. Sono fra i problemi più ricorrenti e che creano più conseguenze negative di tanti altri. Sembra opportuno, dunque, potere discernere da parte del Signore quali conseguenze ha nella propria vita assumere un atteggiamento scorretto dinanzi al sesso e, soprattutto, conoscere quando un atteggiamento diventa scorretto alla luce della Parola di Dio. “E voi conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi”, (Giovanni 8:32).
Non nascondo che io stesso ho cercato, prima di scrivere il presente, di raccogliere i vari punti di vista e le posizioni dei diversi movimenti evangelici, senza però riuscire molto spesso ad evincere una chiara posizione, come se l’argomento fosse un tabù, o, peggio, non si avesse il coraggio di affrontarlo.
Il pressapochismo e la confusione che imperano negli ambienti evangelici sull’argomento è legato probabilmente ad una cattiva interpretazione della Sacra Scrittura. Ho anche ascoltato diverse persone assumere una posizione ben definita, e concludere in un modo o in un altro in merito al problema oggetto di studio, ma ho visto anche disapplicare le regole che in via preliminare erano state assunte come “corrette”. Sembra che molti siano pronti a brandire la spada fino a che il problema non tocca la sfera personale o familiare: ho visto tanti Pastori trincerarsi dietro una sorta di bieco rifiuto di ogni tipologia di perdono e di misericordia per abusi legati alla questione che stiamo discutendo, ma nel momento in cui qualche episodio ha toccato la propria famiglia o il proprio ambito, sono rimasti bastiti. A quel punto si preferisce far marcia indietro o tentare strade strane di conciliazione fra la Parola e i comportamenti osservati. Per nulla togliere all’immensa caratteristica di Dio volta al perdono, siamo assolutamente convinti della possibilità di redenzione di chi commette uno sbaglio, ma chiaramente ogni cosa va inserita nel posto giusto e con i giusti limiti. La mancanza di chiarezza potrebbe determinare errore in chi sta seguendo la Parola e noi, soprattutto in qualità di conduttori, ne avremmo la principale responsabilità. Non intendiamo avere ragione, ne conquistarla con “la forza”, ma speriamo di riuscire a determinare, alla luce della Bibbia, il vero limite al quale attenersi e, da quello, speriamo di non doverci mai distaccare. Dio benedica chi vorrà leggere con attenzione criticando anche in maniera costruttiva quello che si scriverà, in modo tale che sia proclamata soltanto la verità di Dio e non quella degli uomini.
2. ORIGINI DELLA COPULAZIONE E COMANDO DI DIO
L’unione tra maschio e femmina è più antico del previsto: l'accoppiamento sessuale, ossia la copulazione, sarebbe comparso in alcuni pesci ossei, i placodermi antiarchi (i più antichi tra i pesci dotati di mandibola), antenati della maggior parte degli attuali vertebrati , prima della cosiddetta riproduzione esterna . Si parla di circa 430 milioni di anni fa. Ma, anche con riferimento all’essere umano, la riproduzione nasce proprio con la creazione da parte di Dio:
Genesi 1:28 - Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra».
Ma anche successivamente, per esempio dopo il diluvio universale, Dio impartì la stessa istruzione:
Genesi 9:1 - Dio benedisse Noè e i suoi figli, e disse loro: «Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra”.
L’obiettivo di Dio allora inizia proprio con la “concessione” o l’incoraggiamento verso l’essere umano, perché si compia la riproduzione. L’atto con il quale noi ci riproduciamo, forse, rappresenta la caratteristica che ci avvicina a Dio come creatore, con tutti i limiti del caso naturalmente. E, in più, Dio ha reso il nostro corpo idoneo perché senta il desiderio ed il bisogno di avvicinarsi ad un partner. L’azione e il desiderio sessuale, dunque, ancorché essere un tabù, rappresenta proprio la volontà espressa e manifesta di Dio in noi, sue creature preferite. La dottrina religiosa tradizionale, proprio della Chiesa ufficiale, ha da sempre prese le distanze da certi argomenti relegandoli ai confini quasi dello scandaloso , senza rendersi conto che proprio il non affrontare l’argomento genera quelle questioni che si stanno cercando di evitare, come le violenze, gli incesti, gli abusi e la pedofilia.
Il sesso, dunque, e il conseguente accoppiamento, nascono per volontà di Dio e non sono una cosa per la quale bisogna avere vergogna o considerarla come un tabù:
Genesi 2:25 - L'uomo e sua moglie erano entrambi nudi e non ne avevano vergogna.
Il padre che alleva correttamente un figlio, ha bisogno, prima o poi, di spiegare coscienziosamente cosa questo argomento significhi: il ragazzo, (o la ragazza, mutatis mutandis), altrimenti sentirà nel proprio corpo di adolescente una spinta e una pulsione che non conosce e che non sa spiegarsi, attingendo le proprie informazioni da fonti sbagliate e fuorvianti, che non faranno altro che produrre confusione, smarrimento, e, cosa più importante, un probabile allontanamento da quegli statuti comandati da Dio. E, nel momento in cui ci si allontana dal comando di Dio, si corrono gravi pericoli con conseguenze anche drammatiche.
Il problema vero, infatti, non è il controllo o la presa di coscienza degli istinti sessuali, quanto la manifestazione di tali istinti in modi non contemplati da Dio. Se volessimo trovare un parallelo biblico, ciò rappresenta quando ti rendi conto di “essere nudo”, e sei costretto a coprirti per vergogna. Dopo avere commesso il peccato, Adamo ed Eva corsero a coprirsi con foglie e a nascondersi da Dio perché si sentivano nudi:
Genesi 3:10 - Egli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto»”.
Nei versi che precedono il 10, notiamo come il serpente tenti di sedurre mentalmente Eva e, indirettamente, Adamo. La sottile distorsione della Parola di Dio così come Dio stesso aveva riferito, avevano provocato una ambizione nuova, diversa, uno stimolo che prima di quel momento la coppia non aveva mai avuto. Dall’azione del mangiare il frutto proibito, e dalla conseguente introduzione del peccato nella vita della coppia, Adamo ed Eva non manifestarono una conoscenza tecnologica o extraterrestre, bensì, la Parola stessa ci informa, si accorsero di essere nudi. Improvvisamente, cioè, si resero conto che quello che fino a quel momento era stato un mezzo di mutua e reciproca soddisfazione, usato in maniera sbagliata e diversa, creava un senso di vergogna, di paura.
Da questo primo approccio, possiamo immediatamente concludere che il peccato nei confronti della nostra sessualità, cioè l’uso contrario alla Parola di Dio del Suo dono, porta un senso di colpa e di smarrimento in chi commette tali pratiche avendo comunque ancora una coscienza rivolta a Dio.
La Parola va anche oltre il semplice accoppiamento finalizzato alla riproduzione incitando la coppia a vivere una vita intensa e felice con la donna, (uomo) della propria gioventù, alla quale Dio ci lega in un legame indissolubile che viene estinto fondamentalmente con la morte di uno dei due coniugi . In questa chiave possiamo leggere Ecclesiaste 9:9, che ci informa espressamente di godere la propria vita con la donna che amiamo. Ed ancora, le stesse clausole legate al matrimonio entro il suo primo anno, ci fanno comprendere come il matrimonio, e le “gioie” derivanti da esso, devono essere recepite in pieno, (Deuteronomio 24:4). Il Cantico dei Cantici è tutto un poema che esalta l’amore tra l’uomo e la donna innamorati, ed è parola di Dio ispirata che fa parte delle Sacre Scritture. I coniugi che si amano conoscono bene la gioia dell’unione fisica e della sessualità.
Cantico dei Cantici 7:10 - «Il tuo palato è come vino squisito, che scorre dritto verso il mio diletto e fluisce sulle labbra e sui denti!...
Queste parole, ancorché essere una metafora, ci spingono a vedere come l’unione fisica sia praticata in modo proprio di soddisfare i propri bisogni fisiologici, sempre con la finalità per la quale Dio stesso ha creato i Suoi figli.
3. LA VOLONTÀ DI DIO SULLA SESSUALITÀ
Abbiamo già considerato che il sesso e la copulazione siano temi indotti da Dio stesso. Ma, nel piano di Dio quali sono i limiti per esso? Nel Signore è stato da sempre instaurato un rapporto monogamico, inspirato dal Signore stesso.
Genesi 2:24 - “L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne”.
Non è intenzione di chi scrive entrare nel tema del divorzio, oggetto di uno studio separato della Parola di Dio, ma è chiaro che non possiamo prescindere dal considerare che, in generale, il divorzio tra figli di Dio è una cosa abominevole agli occhi del Signore, (Malachia 2:16). Le particolari situazioni in cui Dio permetterebbe il divorzio stesso, ripeto, saranno oggetto di trattazione separata. Lungi da noi la benché minima intenzione di discriminare o di puntare il dito con chi è divorziato o si sta lasciando con il proprio partner. Qui basti considerare che se due sono stati scelti da Dio per essere insieme, e hanno investigata la volontà di Dio in merito senza lasciarsi abbagliare da attrazione fisica o caratteriale, sono una stessa carne e la loro separazione diventa abominevole agli occhi del Signore: restiamo dunque nella situazione idilliaca voluta da Dio stesso.
Proverbi 5:15-22 ammonisce chiaramente l’uomo che è nel Signore a non andare a bere nelle cisterne altrui o ad abbracciare la donna di un altro. Possiamo argomentare da qui a domani, ma ciò che è stato unito dalla volontà di Dio, per espressa richiesta al Signore, non può trovare la separazione umana. Riportiamo il testo di I Tessalonicesi, illuminante in merito a quanto stiamo discutendo nel presente.
I Tessalonicesi 4:3-8 - Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo Santo Spirito.
Astensione dalla fornicazione
Nel testo biblico la parola tradotta “fornicazione” è pornèia. Il termine qua utilizzato, in realtà, ha una molteplicità di significati. Significa contemporaneamente adulterio, incesto, fornicazione nella sua accezione comune, le relazioni sessuali al di fuori del matrimonio, i rapporti omosessuali, la violenza, lo stupro, e così via dicendo. La pornèia comprende la libidine e perfino il linguaggio osceno.
Conservazione del proprio corpo
Si tratta qui di rispetto. Il corpo e gli organi sessuali non vanno ridotti a strumento di piacere egoistico. Il piacere della sessualità fa parte dell’intimo scambio d’amore tra i coniugi, nella passione e nella tenerezza; non è fine a se stesso.
Conservazione del proprio istinto controllo
La Parola qua ci avverte a non conformarci ai pagani che si lasciano e si abbandonano a pratiche disordinate. Bisogna sempre ricordarsi della santità di Dio
Dobbiamo evitare di ingannare il partner con la nostra ipocrisia o falso perbenismo. Paolo sta dicendo che i coniugi non devono offendersi e ingannarsi l’un l’altro abbandonandosi a pratiche depravate, o peggio, nascondendo pratiche sessuali occulte.
5. La rottura della volontà di Dio e le sue conseguenze
Proprio dal Cantico dei Cantici ci rendiamo conto di come la sessualità sia un’esigenza di ogni essere umano, e che deve trovare sfogo non in chiunque, ma nella compagna, (compagno) della propria vita, donato da Dio secondo la Sua volontà perfetta. Il problema è che per egoismo si può venir meno alla fedeltà coniugale ovvero si può abusare della donna che Dio ci ha messo davanti. Potremmo delineare la questione nel seguente modo: la sessualità è una gioia di una vita controllata secondo il comandamento di Dio, (finalizzata dunque agli obiettivi che sono stati stabiliti a suo tempo da Dio stesso), ovvero viene vissuta come impeto passionale che mi fa perdere il controllo di me stesso portandomi ad infrangere il comando di Dio? Questa sembra una domanda semplice, ma s’innestano tanti aspetti che la rendono invero quasi non evadibile. Basti al momento ricordare che la Parola di Dio ci invita a restare attenti e accorti, per non pagare le conseguenze del proprio male.
Proverbi 22:3 - L'accorto vede il pericolo e si nasconde, gli inesperti vanno avanti e la pagano.
A questo punto, qualcuno potrebbe obiettare sostenendo che Dio è largo perdonatore, (Atti 26:18), e che l’adulterio o la fornicazione non sono peccati “a morte”, non essendo una bestemmia contro lo Spirito Santo, (Matteo 12:31). Quindi, certamente posso sbagliare e poi chiedere perdono a Dio… Si, anche io ho uno scendiletto che calco ogni volta che mi voglio alzare dal mio letto, ma Dio non è lo scendiletto di nessuno! Non possiamo arroccarci dietro la caratteristica del perdono di Dio, in quanto Dio perdona chi si ravvede, e ravvedersi significa tornare indietro dalla propria via malvagia; pentirsi del male commesso; abbandonarlo con tutte le proprie forze. Non vale a nulla dunque pensare che posso peccare tanto Dio poi mi perdona! Il verso che abbiamo citato in Proverbi sancisce una pena da pagare, in modo ineluttabile per ogni uomo, (donna). E si, caro amico o amica che leggi. Tutti possiamo sbagliare e venire meno, e nessuno può e deve giudicare. Ma nel nostro errore, “involontario” e non abitudinario, dobbiamo pentirci davvero del male commesso e ritornare indietro. Ma, anche se siamo in questa condizione di ottenimento del perdono divino, pure resta in piedi il monito di Proverbi 22:3. Per capire cosa intendiamo dire, voglio citare un famoso pensatore cristiano:
“Se scegliamo di peccare, ci saranno conseguenze negative. Non potremo evitarle. Potremo anche essere perdonati, ma ciò non cambierà le conseguenze”. – Pastor Ray Stedman.
I figli che restano senza genitori, o l’amante illusa, sedotta e poi abbandonata, la famiglia colpita, insomma, in generale le conseguenze della propria condotta nefanda restano e si ripercuotono sulla vita sia di chi ha commesso il peccato sia di chi lo ha subito, direttamente o indirettamente. Oggi le cronache sono piene di casi nei quali omicidio e violenza concludono una storia andata male, un tradimento, o anche una violenza o un abuso subito nella fanciullezza. Non è raro che chi si macchia di delitti o reati a sfondo sessuale abbia a sua volta subito violenze da fanciullo. Questi sono aspetti che bisogna ricordare sempre. Tutte le persone coinvolte nell’immoralità sono vittime e soffrono, e non sono esclusi i due o più stessi immorali che la praticano. Al di là del piacere fisico temporaneo che possono provare clandestinamente e di nascosto, la loro coscienza non li fa stare sereni. E le conseguenze, prima o poi, vengono a galla.
Proverbi 6:27 - “Si può portare del fuoco sul petto senza bruciarsi il vestito?”.
Ricordo un certo aneddoto che pare proprio al caso nostro. Una certa sorella aveva sentito dire che un medico, fratello di Chiesa, aveva commesso un grave peccato. Senza rendersi conto di quel che faceva, e, soprattutto senza verificare la veridicità della cosa, cominciò a parlarne con le altre sorelle della Chiesa devastando la vita di quell’uomo. Dopo qualche tempo, per motivi che non stiamo qua a dire, si rese conto che era tutta una montatura e quell’uomo era completamente innocente. La sorella si recò dal Pastore, chiedendo cosa potesse fare a quel punto. Il Pastore vide che era davvero ravveduta e pentita di quello che aveva commesso, e le suggerì di portare una piuma tolta da un cuscino per ogni porta dove aveva parlato male del dottore. Fece così e le piume le bastarono a mala pena. Ne prese una anche per lei. Si recò nuovamente dal Pastore, il quale le disse che adesso avrebbe dovuto raccogliere quelle stesse piume lasciate sui diversi davanzali. Con grande mestizia la donna ritornò la sera dal Pastore dicendo che non aveva trovato più nessuna piuma. Erano volate tutte via con il vento. Il Pastore concluse dicendo: “Vedi, Dio ti ha perdonato. Ma le piume, che rappresentano le chiacchere che hai ingiustamente fatte volare dalla tua bocca, non le puoi più riprendere. Ognuna di esse creerà situazioni e conseguenze”.
La persona che si fa dominare da pensieri immorali subisce danni e ne provoca. Un uomo che ha l’abitudine viziosa di guardare materiale pornografico, si formerà un’idea distorta della donna considerando le stesse come oggetti di piacere, da non dovere rispettare. Se poi è sposato, priverà la sua compagna di se stesso compromettendo quest’ultima ed esponendola a tentazione. Se non è sposato, pregiudicherà la possibilità di un rapporto sano con una donna, paragonando la futura eventuale compagna a ciò che ha vissuto nei film. Il solitario che si dà alla masturbazione si priva di una coscienza serena, diviene incapace di vivere nel mondo reale, vede le donne in modo distorto e svaluta il godimento vero del sesso lecito. L’omosessualità sviluppa un senso perverso del piacere sessuale, oltre a far vergogna allo stesso Creatore.
I Corinti 6:9 - Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non siate sviati. Né fornicatori … né adulteri, né uomini tenuti per scopi non naturali, né uomini che giacciono con uomini.
Allo stesso modo, e in maniera ancora peggiore, sarà il rompere la volontà di Dio nei confronti della nostra sessualità. Il comportamento immorale ci porterà al giudizio di Dio, secondo quanto è scritto nella Parola di Dio stessa, (Galati 6:7-8; Ebrei 13:4).
Romani 1:26-27 - “Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento”.
In conclusione, la rottura del comando di Dio, quindi, se da un lato trova perdono in caso di ravvedimento, non lascia indenne nessuno dei protagonisti in merito alle conseguenze dello stesso. Nel caso in cui invece ci sia una sorta di accanimento del peccato, provoca lo stesso abbandono di Dio alla propria concupiscenza oltre che alle conseguenze di cui parlavamo prima. Il Re Davide concupì con Beer Sceba. Arrivò perfino a indurre un omicidio pur di ottenere quella donna come propria moglie, ma il frutto di quell’unione morì, (II Samuele 11).
6. L’autocontrollo e l’aiuto di Dio
“Possedere il proprio corpo in santità e onore” (I Tessalonicesi 4:4), e tenere il matrimonio in alta considerazione, (Ebrei 13:4) non significa rinunciare al piacere o al rapporto sessuale, o, peggio, a guardarlo come un tabù. Il Signore nella Sua Parola ci invita, attraverso l’esempio dei tanti uomini che mantennero il proprio autocontrollo, a mantenere un comportamento corretto. Giuseppe, ad esempio, mentre era schiavo in Egitto, venne attenzionato dalla moglie del suo padrone, la quale, in cambio della sua concupiscenza, avrebbe potuto riscattarlo dalla sua condizione di schiavo. Giuseppe aveva dunque di che beneficiare di quella relazione: sia da un punto di vista fisico che materiale, ma si rattenne nel toccare una donna che era già sposata, andando incontro perfino ad una possibile condanna, (Genesi 36).
Lo stesso Paolo cerca di sottoporsi ad una rigida disciplina che mantiene un forte autocontrollo della persona a resistere contro le tentazioni. Egli ci dice come esercitava l’autocontrollo:
I Corinti 9:27 - “Mi sottopongo a dura disciplina e cerco di dominarmi per non essere squalificato proprio io che ho predicato agli altri”
II Timoteo 2:21 - “Se uno si purifica da tutti i mali che ho detto, sarà come un vaso prezioso, santificato, utile al suo padrone, pronto per ogni opera buona”.
I Tessalonicesi 4:3 - “Questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che vi asteniate dalla fornicazione”.
Il fatto di astenerci indica quindi anche che ci è richiesto un autocontrollo. Ma l’autocontrollo passa per due grandi mete: la prima è che noi rispettiamo il nostro rapporto coniugale in modo tale da non accendere la nostra passione.
I Corinti 7:2-9 - “Per non rischiare di cadere nell’immoralità, ogni uomo abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito. L’uomo sappia donarsi alla propria moglie, e così pure la moglie si doni al proprio marito. La moglie non deve considerarsi padrona di se stessa: lei è del marito. E neppure il marito deve considerarsi padrone di se stesso: egli è della moglie. Non rifiutatevi l’un l’altro, a meno che non vi siate messi d’accordo di agire così per un tempo limitato, per dedicarvi alla preghiera. Ritornate però subito dopo a stare insieme, per evitare che Satana vi tenti facendo leva sui vostri istinti. Quel che vi sto dicendo è solo un suggerimento, non è un ordine. Io vorrei che tutti fossero celibi, come me; ma Dio dà a ognuno un dono particolare: agli uni dà questo dono, ad altri uno diverso. Ai celibi e alle vedove dico che sarebbe bene per essi continuare a essere soli, come lo sono io. Se però non possono dominare i loro istinti, contraggano matrimonio. È meglio sposarsi che ardere di desiderio”.
Nello stesso tempo, però, dobbiamo tenere presente anche la seconda meta. Anche se siamo mentalmente convinti che dobbiamo resistere e che è sbagliato scadere in certe pratiche, pure facilmente ci cadiamo e veniamo meno proprio per la debolezza della nostra carne.
Romani 7:16-25 - “Se faccio quel che non voglio, riconosco che la Legge è buona. Allora non sono più io che agisco, è invece il peccato che abita in me. So infatti che in me, in quanto uomo peccatore, non abita il bene. In me c’è il desiderio del bene, ma non c’è la capacità di compierlo. Infatti io non compio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio. Ora, se faccio quel che non voglio, non sono più io ad agire, ma il peccato che è in me. Io scopro allora questa contraddizione: ogni volta che voglio fare il bene, trovo in me soltanto la capacità di fare il male. Nel mio intimo io sono d’accordo con la legge di Dio, ma vedo in me un’altra Legge: quella che contrasta fortemente la Legge che la mia mente approva, e che mi rende schiavo della legge del peccato che abita in me. Eccomi dunque, con la mente, pronto a servire la legge di Dio, mentre, di fatto, servo la legge del peccato. Me infelice! La mia condizione di uomo peccatore mi trascina verso la morte: chi mi libererà? Rendo grazie a Dio che mi libera per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore”.
Quindi devo riuscire ad avere controllo dei miei pensieri, del mio cuore. L’attrazione tra un uomo e una donna che si innamorano e che desiderano fondere le loro vite, è parte integrante della vita. Ciò che non ci è lecito è di desiderare, di concupire, di bramare un rapporto sessuale immorale, fuori dal contesto biblico. E, il tutto, nasce da un pensiero illecito che, se è coltivato, porta al peccato. Che alla nostra mente si affaccino pensieri immorali può accadere, soprattutto se non viviamo una piena spiritualità. Ma è quello il momento di cambiare pensiero volgendo la mentre altrove. La Bibbia contiene un principio psicologico che scava nella profondità della nostra mente:
Proverbi 4:23 - Custodisci i tuoi pensieri perché da questo dipende la tua vita.
Nel linguaggio biblico suona così: “Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso provengono le sorgenti della vita”. Ora queste sorgenti della vita, leggendo accuratamente la Parola di Dio, rappresentano quegli istinti, quelle spinte che generano le inclinazioni mentali e i pensieri del cuore. Si, la Parola di Dio parla anche di pensieri del cuore, come spinte proprio dell’essere umano verso un comportamento:
Ebrei 4:12 - Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore.
Questi pensieri o desideri del cuore, sono quelle che poi passano al nostro cervello, che intraprendono un combattimento con il nostro essere: a quel punto o li combattiamo o li coltiviamo. Il pensiero coltivato genererà un’azione. E, l’azione crea quel meccanismo di cui parla Giacomo:
Giacomo 1:14-15 - “Ciascuno è provato essendo attirato e adescato dal proprio desiderio. Quindi il desiderio, quando è divenuto fertile, partorisce il peccato; a sua volta il peccato, quando è stato compiuto, produce la morte”
In realtà non è necessaria neanche l’azione in se stessa per scadere nella concupiscenza. Il decimo comandamento ammoniva l’uomo a non desiderare la moglie del prossimo, (Esodo 20:17). E ancora che non si può commettere adulterio, andando in maniera più esplicita a denunciare la trasgressione dalla legge. Ma Gesù andò ancora oltre asserendo che chi guarda una donna per desiderarla, ha già commesso peccato con lei, (Matteo 5:27-28). Quindi chiunque in realtà fa salire dal proprio cuore il desiderio di concupire e guarda con attenzione, (non in maniera fugace dunque) una donna, (uomo) desiderando la concupiscenza, ha già commesso tale peccato, non essendosi autocontrollato.
Giunti a questo punto molti potrebbero davvero essere scoraggiati perché si rendono conto che la prova e la resistenza da fronteggiare è quasi impossibile. Ma, in nostro favore, ci soccorre l’aiuto di Dio.
Poiché Dio ci ha chiamati a santificazione e non ad impurità, (I Tessalonicesi 4:7), dobbiamo tendere verso la santificazione, senza della quale nessuno vedrà Dio, (Ebrei 12:14). Ma non è una cosa possibile umanamente parlando se i nostri sforzi, (autocontrollo) non sono suffragati e supportati dallo Spirito Santo che ci guida. Il bene non attrae come il male, e o stesso Paolo ebbe a disperarsi non sapendo chi lo potrebbe tirare fuori dal suo corpo di carne, (Romani 7:24). L’unico potente in questo è proprio lo Spirito Santo.
Ma, basta una preghiera per essere aiutati dallo Spirito Santo? Galati ci informa:
Galati 5:16 - “Camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne”.
Cosa significa “camminare secondo lo Spirito”? Non dimenticando qual è lo scopo della nostra vita, (presentarci santi a Dio), e che in noi alberga lo Spirito Santo, dobbiamo imparare a camminare secondo lo Spirito. Innanzitutto, camminare secondo lo Spirito significa non reiterare il peccato rendendo vano lo stesso sacrificio di Cristo sulla croce. Camminare secondo lo Spirito significa preservare intatta la fede che una volta ci è stata insegnata, (Giuda 3).
È un errore credere che il nostro comportamento sessuale non abbia nulla a che fare con la nostra fede in Dio. Non è possibile immaginare di continuare ad amare Dio e praticare nel contempo attività sessuali che sappiamo benissimo essere non conformi al rispetto della persona, rispetto che Dio richiede da noi. La santa Legge di Dio è data per il nostro benessere completo, dettata dall’amore che Dio ha per il suo popolo. Se cerchiamo di tenere separata la sfera sessuale dalla fede, imbocchiamo una strada chiusa. La fede sta proprio nell’aver fiducia in Dio e nel contare sulla forza del nostro onnipotente Dio (Galati 3:3).
Come opera il Santo Spirito in noi? La verità è che noi tutti viviamo nel mondo corrotto dal peccato e il nostro stesso corpo carnale prova desideri carnali. Tale verità include il fatto che il credente è impegnato in una battaglia spirituale contro le malefiche forze sataniche, “il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Efesini 6:12).
Abbiamo la necessità dunque di rivestire Cristo in noi.
Romani 13:14 - “Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri”.
Quindi la battaglia è aperta. Da un lato noi, con il nostro autocontrollo e la nostra volontà di resistere. Noi che desideriamo rivestirci di Cristo utilizzando la preghiera per non cadere in tentazione, (Luca 22:40). La battaglia è aspra, ma lo stesso Spirito interverrà con sospiri ineffabili:
Romani 8:26-27 - “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio”.
La battaglia è dura, a volte insostenibile. Non sempre si vincerà, a volte si cadrà. Tuttavia si tratta di un processo in divenire: più cammineremo nello Spirito, più ci santificheremo, più ci rivestiremo di lui, più riusciremo ad essere vincitori.
Romani 6:14 - Il peccato non avrà più potere su di voi, perché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia.
La grazia di Cristo completerà il percorso caduco e mancante che noi non sappiamo o non possiamo completare. Ma dobbiamo metterci tutta la nostra buona volontà, altrimenti saremmo succubi del peccato e della concupiscenza senza poterci risollevare ne trovare aiuto in Dio.
I Tessalonicesi 4:3-8 - Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo Santo Spirito.
Noi non possiamo dunque abbandonarci a dei comportamenti autolesionistici, ma dobbiamo sforzarci in ogni modo di tenere alta la testimonianza di Cristo in noi. E’ solo Cristo che rende la nostra fede perfetta donandoci la forza di tenere alte le barriere contro al nemico:
Ebrei 12:1-2 - “Anche noi, dunque … deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta”
Se il nostro sguardo sarà fisso su Gesù, allora avremo la forza come l’apostolo Paolo di considerare ogni altra cosa come spazzatura con il preciso obiettivo di guadagnare Cristo, (Filippesi 3:8). Noi non apparteniamo a noi stessi ma in realtà siamo proprietà di Dio, e dunque siamo “obbligati” a glorificarLo anche con il nostro corpo, (I Corinti 6:19-20).
7. Conclusioni
Ci permettiamo di dissentire contro tutte quelle forme di proibizionismo sul matrimonio per i sacerdoti. Sia perché non era la pratica della Parola di Dio, sia perché, l’astensione forzata mette a rischio l’integrità dell’essere umano che vi è sottoposto mettendo a nudo certe problematiche proprie di alcuni movimenti religiosi che al loro interno vedono con una certa frequenza fenomeni strani come la pedofilia o la pornografia, o il concubinato. La scelta che un uomo, (donna), deve affrontare, non è affatto tra attività sessuale e astensione dalla vita sessuale, ma tra attività sessuali lecite e illecite. Non siamo in condizione, come lo stesso Paolo ammonisce, di imporre a nessuno una simile abitudine. Paolo scelse il nubilato. Ma, anche a suo dire, fu una sua scelta, e comunque non prescritta come legge per nessuno. Ne, d’altro canto, possiamo giustificarci in funzione di quello che nel mondo avviene. Oggi sentiamo molti sostenere che in fondo in fondo ogni rapporto poi non ha granchè importanza oramai tutti fanno tutto, …., e dunque…. È un chiaro errore guardare alle pratiche sessuali del mondo per trarne delle norme: si tratta, infatti, di persone “che non conoscono Dio” (I Tessalonicesi 4:5). Tali persone chiamano “fare l’amore” ciò che nulla c’entra con l’amore ma è solo atto sessuale fine a se stesso. Tutta la questione sta, alla fine, nella libidine, nella perversione, nel ritrovare un attimo di piacere per poi sprofondare nell’aridità completa o, peggio, nella ricerca di una emozione ancora più forte per coprire la delusione di quella precedente: in questo modo si scivola sempre di più verso il baratro.
1. Dio ha creato l’uomo come essere che deve avere un comportamento sessuale. Il desiderio sessuale è in sé un attributo meraviglioso che Dio ci ha donato, il fondamento è che lo ritroviamo nel nostro rapporto coniugale stabilito da Dio.
2. Il peccato significa degradazione, allontanamento da Dio. Il nostro modo di comportarci sessualmente rivela se scegliamo di seguire la via di Dio oppure quella egoistica.
3. Se ho atteggiamenti sbagliati sono contro Dio. Questa affermazione naturalmente trova concordi tutti che siamo sottoposti al peccato, ma valgono qui le affermazioni fatte in precedenza.
4. Devo avere un atteggiamento positivo e volontario di liberazione da certi pensieri. Mi devo avvicinare a Dio con la fede di chi sa che avrà un cuore asperso e purificato, (Ebrei 10:22)
5. Bisogna tenere la Parola di Dio nel proprio cuore, questo ci impedirà di avere atteggiamenti sbagliati, (Salmo 119:11).
6. Dobbiamo essere ripieni di Spirito. Questa condizione soltanto ci darà le forze sufficienti per resistere al nemico, (Efesini 5:18)
7. L’autocontrollo è richiesto ma non è sufficiente. La preghiera è una ottima arma, (Luca 22:40)
“Chi pensa di stare in piedi guardi di non cadere” (I Corinti 10:12). Non è davvero il caso di sentirci così forti da cacciarci in situazioni in cui dovremo far fronte a una tentazione.
Pastore Paolini Gabriele
Chiesa Jeshua Capaci
Abstract: Oggi il mondo ruota intorno all’idea di promuovere la ricchezza. Da un certo punto di vista, non è che sia sbagliato star bene o avere un certo benessere. Il concetto di ricchezza, naturalmente, si incontra e molto spesso si scontra con quello di donare e contribuire. Gesù non ha mai detto che è sbagliato avere cose o ricchezze, ma piuttosto di non diventare materialistici, o per meglio dire, di far in modo che le ricchezze non “abbiano” noi. Dio ci ha chiamati ad amare il prossimo e usare ciò che è in nostro possesso, non ad amare le cose e usare il prossimo.
Al giovane ricco, che aveva seguito i dieci comandamenti alla perfezione fin dalla nascita, Gesù ravvisò una sola mancanza per raggiungere la “perfezione”: vendi ciò che hai e dallo ai poveri e seguimi. In questo comando in se non leggiamo il divieto di possedere cose, quanto il problema che stava nel cuore di quel giovane: amava ciò che possedeva più del Signore che pure desiderava servire con il cuore. La risposta del giovane fu la tristezza: ritornò indietro, con il capo curvo, non riuscendo a vincere quella sua debolezza. Lo stesso Apostolo Paolo scrive a Timoteo una cosa molto interessante:
I Timoteo 6:17 - Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d'animo orgoglioso, di non riporre la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo;
Il punto dunque non è l’essere ricco o il non esserlo. Non è questo che fa la differenza. Il punto è non insuperbire e evitare di riporre la propria confidanza nella ricchezza. Proprio questo verso sancisce come dio provvede le cose affinché noi ne godiamo, e le compartecipiamo, sia perché Dio possa riconoscere la nostra opera buona, sia perché tale è il comando del Signore:
Proverbi 19:17 - Chi ha pietà del povero presta al SIGNORE, che gli contraccambierà l'opera buona.
Ebrei 13:16 - Non dimenticate poi di esercitare la beneficenza e di mettere in comune ciò che avete; perché è di tali sacrifici che Dio si compiace.
Ma il nostro godere dei beni che riceviamo viene sempre subordinato alla nostra disponibilità a compartecipare ciò che abbiamo proprio perché riconosciamo da un lato la provvidenza del Signore e perché non abbiamo amore per le ricchezze quanto per Dio e per la Sua opera:
Luca 12:15-21 - 15 Poi disse loro: «State attenti e guardatevi da ogni avarizia; perché non è dall'abbondanza dei beni che uno possiede, che egli ha la sua vita». 16 E disse loro questa parabola: «La campagna di un uomo ricco fruttò abbondantemente; 17 egli ragionava così, fra sé: "Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?" E disse: 18 "Questo farò: demolirò i miei granai, ne costruirò altri più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, 19 e dirò all'anima mia: 'Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti'". 20 Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?" 21 Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio».
Gesù stesso esortò (tutti) a non accumulare, o fare tesori sulla Terra. Sono tesori caduchi che lasciano il tempo che trovano. Ma questo verbo fatevi, nella sua espressione originale nasconde un duplice significato: ha un senso attivo ma anche uno passivo. Cioè significa anche che l’oggetto del nostro accumulo possiede noi, oltre che noi possediamo ciò che accumuliamo. Questa piccola riflessione è illuminante per capire cosa Dio pensa riguardo la materia del nostro dibattere di oggi.
Matteo 6:19 - «Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano;
Quindi, concludendo, possiamo affermare che non ci sia nulla di sbagliato nel possedere, o nell’avere una benedizione finanziaria da parte di Dio. Ma questa benedizione viene elargita perché sia noi che l’opera sua ne goda. E, attenzione, non è una regola di approvazione divina. In I Timoteo 6:17 abbiamo già visto le raccomandazione apostoliche per chi è ricco. Ma è logico comprendere che non sono i ricchi in quanto ricchi ad essere benedetti in modo speciale da Dio, o esser loro soltanto approvati da Dio. Paolo stesso viveva per fede e per il suo lavoro. Come Gesù stesso non badava ad accumulare ricchezze materiali. Attenzione che erroneamente si attribuisce alla ricchezza materiale un senso di approvazione divina. Questo concetto, a lungo andare, conduce a quella frangia di evangelici che professano l’evangelo della prosperità. Tutto questo non viene dalla Parola. Dio garantisce ai Suoi figli il necessario e in questo senso li fa sempre prosperare, ma non è detto che essi debbano avere yacht e macchine di lusso o ville con piscina, o che, peggio, avere queste cose significhi essere particolarmente benedetti dal Signore! Come abbiamo notato fino ad ora anzi queste cose costituiscono un laccio pericoloso che può allontanarci da Dio:
Matteo 19:24 - E ripeto: è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio».
Marco 10:25 - È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio».
Luca 18:25 - Perché è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio».
Queste tre ammonizioni, che giungono da tre vangeli, confermano in pieno proprio questa ultima tesi. E Matteo, questa espressione, la fa precedere da un “E ripeto…” come se volesse sgomberare il campo da qualsiasi dubbio. Un ricco, proprio per il fatto di essere ricco, vive in costante pericolo di spostare la grazia di Dio e mettere la propria abilità al centro di ogni cosa, di distogliere il suo sguardo dal Signore e riporlo nei propri mezzi, di insuperbirsi credendo che la propria vita valga più di quella di tanti poveri. Nella Bibbia troviamo molti esempi di ottimi fratelli ricchi, (Abramo, Davide, Giuseppe di Arimatea, Barnaba), ma torniamo a sottolineare che il rischio di arenarsi cresce in proporzione proprio alla propria ricchezza, (perdonando il gioco di parole).
I Timoteo 6:9-10 - 9 Invece quelli che vogliono arricchire cadono vittime di tentazioni, di inganni e di molti desideri insensati e funesti, che affondano gli uomini nella rovina e nella perdizione. 10 Infatti l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori.
Se il verso 9 conferma ciò che abbiamo detto, il 10 riassume un poco tutto l’articolo: non è il denaro o i soldi la radice di tutti i mali. Piuttosto è l’amore per esso che diventa un laccio per noi tutti. Dio ci guardi e provveda il necessario, affinché avendo troppo non insuperbiamo, ne avendo troppo poco non finiamo con il rinnegarlo.
Se dovessimo dare una definizione di gioco d’azzardo, potremmo dire che è il “rischiare dei soldi nel tentativo di farli moltiplicare su qualcosa che è assolutamente imprevisto o altamente improbabile che accada ma che se dovesse accadere in un tempo misero cambierebbe totalmente le proprie risorse”. A questa prima definizione possiamo poi asserire che, come è ampiamente e universalmente riconosciuto, crea dipendenza ed assuefazione perché, nel suo circuito chiuso, la perdita crea forte desiderio di riscatto proprio per la stessa definizione di Gioco d’azzardo che abbiamo dato prima. Quando mi vedo senza soldi, l’unica possibile strada è perpetrare il rischio e giocare anche quello che rimane perché non vi è altro mezzo per guadagnare subito e quantomeno mascherare alla famiglia la mia perdita stessa. Questo premesse, la Bibbia non condanna specificamente il gioco d’azzardo, le scommesse o la lotteria. La Bibbia ci avverte, però, di guardarci dall’amore del denaro:
I Timoteo 6:10 " Infatti l’amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori"
Ebrei 13:5 "La vostra condotta non sia dominata dall’amore del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha detto: ‘Io non ti lascerò e non ti abbandonerò’"
La Scrittura ci incoraggia anche a guardarci dai tentativi di "arricchire velocemente"
Proverbi 13:11 “La ricchezza male acquistata va diminuendo, ma chi accumula a poco a poco, l’aumenta”
Proverbi 23:5 "Vuoi fissare lo sguardo su ciò che scompare? Poiché la ricchezza si fa delle ali, come l'aquila che vola verso il cielo".
Ecclesiaste 5:10 "Chi ama l'argento non è saziato con l'argento; e chi ama le ricchezze non ne trae profitto di sorta. Anche questo è vanità".
E, infine, a non potere servire due padroni:
Matteo 6:24 "Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona".
Il gioco, dunque, ancorché essere una cosa di per se “malvagia” è qualcosa che viene finanziata non per una necessità, ma per un capriccio, per uno spreco di soldi che andrebbero nel migliore dei casi utilizzati per aiutare chi, nostro prossimo, non sta bene. Quindi, in questo senso, limita le tue capacità di far del bene. E cosa dire dei posti di divertimento come i Casinò dove tutto concorre per istigare il giocatore non soltanto a giocare, ma a trastullarsi in piaceri che non servono a nulla. Qualcuno dice che in effetti non fa nulla di male nel giocarsi la schedina una tantum o nel grattare una scheda una volta ogni tanto, …., in fondo sono soldi in eccesso, i bisogni della famiglia sono stati messi al sicuro, ma anche i soldi in eccesso dovrebbero essere conservati per i bisogni futuri o dati all’opera del Signore, non sperperati al gioco.
Se poi qualcuno, molto sporadicamente, fa una fortuna con il gioco d’azzardo o con le lotterie, è anche vero che statisticamente coloro che arricchiscono facilmente diventano poveri altrettanto facilmente, proprio perché non avendo sudato il loro guadagno non lo apprezzano come dono di Dio ma piuttosto come loro bravura e determinazione.
Proverbi 13:11 - “La ricchezza male acquistata va diminuendo, ma chi accumula a poco a poco, l’aumenta”
Ho ascoltato diverse persone “legalizzare” il gioco o le scommesse, portando come esempio il fatto che anche nella bibbia si usa l’espressione “gettare le sorti”, (o, in inglese, “cast a lot”). Nel Vecchio testamento il gettare le sorti, espresso ben 70 volte, nel suo complesso, poteva anche essere giustificato dalla assenza dello Spirito Santo nel cuore di quegli uomini, ma nel Nuovo Testamento, la stessa espressione si ripete pochissime volte. Esaminiamole una ad una, per capire meglio.
Luca 23:34 - Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte.
Giovanni 19:24 - Dissero dunque tra di loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocchi»; affinché si adempisse la Scrittura che dice: «Hanno spartito fra loro le mie vesti, e hanno tirato a sorte la mia tunica». Questo fecero dunque i soldati.
Marco 15:24 - Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirandole a sorte per sapere quello che ciascuno dovesse prendere.
Matteo 27:35 - Poi, dopo averlo crocifisso, spartirono i suoi vestiti, tirando a sorte;
In questi casi non sono cristiani a gettare le sorti, ma persone pagane. Soltanto nel verso che segue vediamo gli apostoli adire ad una pratica simile:
Atti 1:26 - Tirarono quindi a sorte, e la sorte cadde su Mattia, che fu incluso tra gli undici apostoli.
Si potrebbe argomentare che ancora quegli apostoli non avevano ricevuto lo Spirito Santo, che fu elargito nel giorno della Pentecoste e in ciò stesso giustificare quegli uomini nella loro azione, visto che poi, ad esempio in Atti capitolo 6, la scelta dei diaconi non avvenne riutilizzando questa espressione, ma mettendo in mezzo proprio la guida dello Spirito Santo. Eppure in Atti 1:26 c’è ancora qualcosa da aggiungere a riguardo: il termine utilizzato è klḗros, (G2819), che significa una parte, una porzione. Come se la Parola stesse indicando che i discepoli avevano già scelti ALCUNI uomini,… e che lasciavano a Dio poi la facoltà di definire la loro scelta. Nel Vecchio Testamento, il termine utilizzato è per lo più goral, (H1486), che significa anche porzione, ma contiene anche la pregnanza di "scelta", ma una scelta non casuale, ma determinata. Era un po' come l'equivalente di dire: Se troverò la rugiada sul portone e non a terra allora capirò che tu eterno hai fatto questa scelta, ... (vedi Gedeone per esempio).
Quindi, riassumendo, nella Parola di Dio non viene mai indicato una incitazione alla sorte, ma, soprattutto nel Nuovo Testamento, l’indicazione perenne è di cercare il Regno di Dio e la sua giustizia per vedere tutto il resto esserci accordato come ricompensa del nostro modo di comportarci dinanzi a Lui.